Michel Onfray
Filosofia del viaggio (Poetica della geografia)
Inventare un’innocenza
(…)
Uno dei rischi del viaggio consiste nel partire per vedere da sé quanto il Paese visitato corrisponda precisamente all’idea che ce ne siamo fatti. Tra il desiderio di trovare sul posto i luoghi comuni incarnati con cui ci eravamo riempiti lo spirito e quello di recarci in una terra assolutamente vergine, esiste una via di mezzo, che presuppone un’arte del viaggio ispirata dal prospettivismo nietzschiano: nessuna verità assoluta, ma verità relative, nessuna unità di misura ideologica, metafisica od ontologica con cui misurare le altre civiltà, nessuno strumento comparativo che imponga la lettura di un luogo attraverso i punti di riferimento di un altro, ma la volontà di lasciarsi riempire dal liquido locale, alla maniera dei vasi comunicanti.
(…)
Viaggiare presuppone la volontà etnologica, cosmopolita, decentrata e aperta più che lo spirito missionario, nazionalista, eurocentrico e gretto. Il turista compara, il viaggiatore separa. Il primo rimane sulla porta di una civiltà, lambisce una cultura e si accontenta di percepirne la schiuma, di coglierne gli epifenomeni da lontano, nella sua qualità di spettatore impegnato e militante nei confronti del proprio radicamento; il secondo cerca di entrare in un mondo sconosciuto, senza compiacenze, come uno spettatore disimpegnato, senza preoccuparsi di ridere o di piangere, di giudicare o di condannare, di assolvere o di lanciare anatemi, ma desideroso di afferrare l’interiorità, di comprendere: come vuole l’etimologia. Il comparatista designa sempre il turista, l’anatomista indica il viaggiatore.
Sono queste le pagine di un libro, che come dicevo non mi convince pienamente, nelle quali mi ritrovo più in sintonia. Faccio una benevola ma sincera autoanalisi, mi pongo nella parte turista tendente viaggiatore. Del turista che si impegna ad essere viaggiatore ma è oberato da troppe sovrastrutture, troppa fretta e troppa ansia di sfruttare ognuno dei pochi giorni a disposizione per esserlo fino in fondo. Ma sono anche il turista che ama studiare il sistema dei trasporti, viaggiare in bus o in metropolitana, fare la spesa nei supermercati e nei negozi, cibarsi localmente (tenendo la riserva Mc per sicurezza) andare negli uffici postali e visitare i Parlamenti . Insomma mi applico. E cerco di fare pace con me stesso e i miei limiti. Mi chiedo che immagine esce dai miei diari.
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