lunedì 25 aprile 2016

2016. DIARIO DI VIAGGIO IN ARGENTINA con Chile, Brasile e Paraguay. Cap. 20 
FINE


2016. DIARIO DI VIAGGIO IN ARGENTINA con Chile, Brasile e Paraguay. Cap. 19.3 RIENTRO

2016. DIARIO DI VIAGGIO IN ARGENTINA con Chile, Brasile e Paraguay. Cap. 19.3 RIENTRO
Domenica 6 marzo. Ore 9.30. A bordo (per un pelo!) del volo Londra- Milano


Brividi nelle fase finali di questo viaggio. Abbiamo dovuto correre con il cuore in gola al nostro volo. Causa la lunga distanza in aeroporti come questo (nello stesso terminal per spostarci dall'arrivo ai controlli per il volo successivo abbiamo preso un trenino interno) e i controlli di sicurezza (in questo caso per nostra ingenuità e ingannati dalle diverse abitudini in altri aeroporti considerati a minore rischio di attentati) ci siamo imbarcati per un soffio, con i passeggeri (peraltro pochissimi) già a bordo.

Abbiamo impiegato una bella mezzora per riprenderci, Antonella ed io. Ridevo quando mio fratello mi ha raccontato una scena simile accaduta a lui.

Oggi ridevo molto di meno quando vedevo il poliziotto controllore pezzo per pezzo i contenuti delle nostre valigie e i minuti scorrevano verso la partenza del volo.

Alla fine siamo riusciti a prendere anche questo volo.

Torno alla visita al Palazzo del Congresso. Al di fuori dell'aula del Senato c'è un salottino con poltrone e divani rosa. E' la sala “Eva Peron”, dove la moglie del generale riceveva i suoi ospiti. Non ho capito bene la spiegazione. Sembra che il Presidente Menem avesse cambiato il nome della sala, successivamente questo nome gli è stato restituito. Mi ha colpito più questo omaggio (tra l'altro c'è una teca contenente il sudario che ha avvolto il cadavere di Evita) piuttosto dei fiori che ornano il mausoleo della famiglia Duarte al cimitero della Recoleta. Mausoleo chiaramente indicato dalla mappa che vendono all'ingresso del cimitero e che ogni turista si reca a fotografare. E' possibile che ci sia ancora una certa devozione popolare verso questa persona. Temo, ironicamente, che se mancassero dei fiori sarebbero le guide turistiche a metterli per fare colore. Trovare invece una sala dedicata a una persona che probabilmente non aveva ruolo istituzionale (credo, non ne sono realmente sicuro) è a mio avviso un fatto molto significativo. Chissà se Macrì cambierà ancora il nome alla sala.






2016. DIARIO DI VIAGGIO IN ARGENTINA con Chile, Brasile e Paraguay. Cap. 19.1 RIENTRO

2016. DIARIO DI VIAGGIO IN ARGENTINA con Chile, Brasile e Paraguay. Cap. 19.1 RIENTRO
fuori diario
alcune immagini di:
Lina's Tango Guest House
Parque 3 de Febrero
Palacio Barolo
Palacio de las Agua Corrientes
Le ultime da Buenos Aires. quali le ultime di questo straordinario (per noi ) viaggio












2016. DIARIO DI VIAGGIO IN ARGENTINA con Chile, Brasile e Paraguay. Cap. 19 RIENTRO

2016. DIARIO DI VIAGGIO IN ARGENTINA con Chile, Brasile e Paraguay. Cap. 19 RIENTRO
Venerdì 5 Marzo o Sabato 6 Marzo . Sul volo BA a 11.000 metri sull'Oceano.

Secondo l'ora argentina siamo ancora nel giorno 5 di Marzo, secondo l'ora inglese siamo già passati al 6 marzo.
Siamo rientrati nel nostro emisfero, dove fa freddo a nord e caldo a sud.
Oggi volevamo imbarcare 3 bagagli per non portarli in cabina temendo ci avrebbero fatto qualche problema. Contrariamente ai voli interni, in questo avremmo avuto un costo di 95 dollari. Perbacco. Abbiamo rischiato ed è andata bene. Se penso che per un extra peso sulle AA ci hanno fatto pagare 200 ars! Tra l'altro che dovessimo pagare l'extra peso ne eravamo consapevoli, ma di tutti i voli interni lo abbiamo dovuto pagare solo da BA a Iguazù.
Questo aereo British, credo sia un Boeing, appare molto più confortevole dell'Iberia dell'andata. Perlomeno ha lo schermo personalizzato. Si può far passare un po' di tempo guardando film stupidi. Ogni tanto ci portano da mangiare e anche questo fa passare il tempo.
Tra un po' cercherò di dormire anche se sul fuso orario nel quale siamo abituati sono solo le 22.00
Certo che abbiamo dormito un po' dovunque in questo viaggio. Tanti letti diversi nei B&B o alberghi in cui abbiamo soggiornato, ma anche autobus con i sedili reclinabili a 180°, sugli aerei, ma anche per terra utilizzando i giacconi come materassi e le tute come cuscini. Insomma, dal punto di vista del sonno non ci siamo fatti mancare nulla.

Venerdì ci siamo dedicati alla visita dei quartieri nord occidentali di BA.
Come prima tappa ci siamo recati alla Piazza del Congresso. Dalla piazza, dove è esposta una copia del “pensatore” di Rodin, e che è abitata da molti homeless, si vede l'imponente costruzione del Palazzo del Congresso. Abbiamo visto che era visitabile e abbiamo provato. Che bella idea. La visita guidata inizia dopo pochi minuti dal nostro arrivo. Il nostro gruppo, guidato da una funzionaria del Congresso molto preparata sulla storia e l'arredamento del palazzo, una signora non bellissima ma di sicuro fascino, inizialmente un po' fredda ma alla fine cordiale e sorridente da vera argentina, era composto da una coppia di canadesi di lingua francese, una ragazza argentina studentessa di legge accompagnata da una amica tedesca e noi.
Tralascio le annotazioni architettoniche e di arredo (osservo solo come ogni arredo nello stile o nell'origine del materiale richiamasse l'Europa). Mi entusiasmano di più le annotazioni di carattere politico. Le aule delle assemblee legislative mi emozionano sempre. Ricordo la forte emozione che ho provato nell'entrare per la prima volta nel Parlamento Italiano.
Certo, spesso assistiamo a penosi spettacoli offerti da persone che non hanno ben chiara la sacralità laica del ruolo che ricoprono e della responsabilità cui sono chiamati.
Le persone possono infangare con il loro comportamento l'Istituzione, ma è fango che rimane attaccato alle persone, non all'Istituzione del Parlamento che riunisce i rappresentanti del popolo. Forse l'emozione è un sentimento che è mosso anche dalla delusione e dalla rabbia di non sentirsi rappresentato e di sentire che la ferita che comportamenti non degni infliggono a un sistema politico, quello democratico, che è tanto potenzialmente potente quanto concretamente fragile, non ineluttabile e facilmente tradibile.
Anche se non della mia nazione, vedere il Parlamento e poi il Senato della Repubblica Argentina, mi ha emozionato.
Ho saputo che il Presidente della Repubblica ha un potere molto forte in Argentina. Se non approva una legge votata dal Parlamento, può bloccare questa legge che non può essere riproposta prima dell'anno successivo (se ricordo bene). La studentessa mi ha detto che Cristina (come in Brasile vedo che gli argentini chiamano il presidente con il nome e non cognome), la ex-presidente, ha usato questo potere molte volte.
A quanto ho capito poi il sistema è un bicamerale perfetto. La legge deve essere approvata dai due rami. Se non si trova un accordo viene accantonata fino alla nuova sessione di lavori, cercando un accordo nelle commissioni.
In Argentina il voto del deputato è sempre palese e appare sugli schermi che illustrano l'andamento del voto (e nei resoconti che sono filmati e stenografati).
I parlamentari votano usando due mani. Appoggiano il pollice sinistro su un pulsante e scelgono sì o no con l'altra mano azionando uno dei due bottoni che hanno sul lato del seggio ( o sullo schermo del computer per il Senato che è stato appena ristrutturato e ammodernato)



parlamento

parlamento

parlamento


senato

senato


biblioteca

biblioteca

biblioteca


sala Evita Peron



sabato 23 aprile 2016

2016. DIARIO DI VIAGGIO IN ARGENTINA con Chile, Brasile e Paraguay. Cap. 18.4 RITORNO A BUENOS AIRES


2016. DIARIO DI VIAGGIO IN ARGENTINA con Chile, Brasile e Paraguay. Cap. 18.4 RITORNO A BUENOS AIRES
Venerdì 5 Marzo. BA Ezeiza, aeroporto Pistarini, gate 11


Sono al gate pronto per l'imbarco. Abbiamo circa un'ora di anticipo. Come sempre. E come sempre non capisco perchè continuo a viaggiare così (!). Io sono un tipo da gruppo UTET. E' dalle 4 di questa mattina che, sia pure a fasi alterne, sono sveglio. Sul taxi che veniva in aeroporto ho cominciato ad avvertire il progressivo prosciugarsi della saliva e l'aumentare delle palpitazioni. IO Aeroporto Antonella correva a venti metri da me tanto veloce era il mio passo che tale si è mantenuto finchè non abbiamo raggiunto il nostro gate.

Anche in uscita il controllo frontaliero argentino ci ha fotografato e ha preso l'impronta del pollice destro.

Anche al check in abbiamo incontrato un'altra argentina di origine italiana che chi ha spiegato le pratiche in uno spagnolo infarcito di termini italiani. Palesemente questa facilità di comunicazione è stata una dei motivi che hanno contribuito alla buona realizzazione del viaggio.

Credo che se viaggeremo negli USA dovremo cercare di aumentare la conoscenza e la comprensione dell'inglese. Se viaggeremo, per esempio, in Laos, Cambogia e VietNam, beh, avremo la tranquillità che qualsiasi preparazione risulterà inutile.

L'altro ieri prima di andare in Plaza de Mayo abbiamo visita la... come dire... fantasmagorica libreria Ateneo Grand Splendid, quella che ogni tanto appare su FB o su qualche magazine.

E' veramente spettacolare. Chi ha avuto l'idea di acquistare quel teatro e trasformarlo in libreria ha avuto un'idea geniale.

Le luci, gli scaffali dove si espongono migliaia di libri, i palchi ancora riempiti con scaffali e libri e cd musicali, il bar sul palco centrale, infondo entrando, e i salottini dove, come abbiamo visto, le persone leggono i libri esposti come in una biblioteca (credo con una ottima scelta di marketing: crea l'ambiente, aumenta l'aspetto culturale senza penalizzare quello commerciale, esprime un ottimo messaggio agli altri visitatori); tutto rende magico questo ambiente.

Credo siamo stati almeno un'ora in questa libreria, girandola, fotografandola, respirandola, ammirandola. Purtroppo avevano solo libri in spagnolo. Abbiamo acquistato un CD musicale, di tango.

Abbiamo cercato un libro fotografico come abitualmente facciamo quando viaggiamo all'estero, ma non ne abbiamo trovati. Non che mancassero. Credo, ragionandoci, che l'ostacolo sia stato emozionale. Le foto di questi libri erano, ai nostri occhi – o forse lo erano davvero – sbiadite, opache. Ci piace pensare che quelle immagini su carta fossero in contrasto con le vivide, reali, luminose immagini di ciò che abbiamo visto con i nostri occhi che sono ancora impresse nella nostra retina interiore.

Siamo convinti che una volta a casa e scaricate le oltre 2000 foto che abbiamo scattato, queste ci risulteranno deludenti per non essere riusciti a riprodurre, a catturare nei bit ciò che avremmo voluto trasmettere ai nostri amici.

Sarà un viaggio che rimarrà dentro di noi e che sarà difficile spiegare e far comprendere agli amici che vorranno ascoltarci.















2016. DIARIO DI VIAGGIO IN ARGENTINA con Chile, Brasile e Paraguay. Cap. 18.3 RITORNO A BUENOS AIRES

2016. DIARIO DI VIAGGIO IN ARGENTINA con Chile, Brasile e Paraguay. Cap. 18.3 RITORNO A BUENOS AIRES
Venerdì 5 Marzo. BA presso Lina's Tango Guest House.




Ieri, in un bar dove ci siamo fermati per mangiare un “insalata di frutta” a pranzo, è bastato salutare la coppia di anziani seduta al tavolo vicino per iniziare una conversazione. Così è emerso che la signora ha origini italiane (che strano!), un cugino a Trieste, e che sono sposati da 42 anni (mi hanno chiesto se Lella fosse la mia fidanzata, ho risposto che è mia moglie da -ben- 32 anni!)

Alla fine, complice un poster con la foto di Francesco, ci hanno detto – sempre che abbiamo ben capito- che quando si sono sposati hanno avuto la benedizione di Bergoglio, ma che ora a loro, sostenitori di Macrì, Francesco non piace tanto.

Ci siamo salutati con strette di mano e tanti sorrisi. Che bella coppia, simpatica. Chissà, pensavo, ai tempi della dittatura con chi stavano, cosa pensano delle Madri di Plaza de Mayo, che opinione hanno di Videla e sui desaparecidos.

Perchè è difficile, relazionandosi superficialmente con qualche argentino oggi, comprendere come sia stata possibile una guerra così violenta, inumana, crudele, di una parte della società argentina contro un'altra parte della stessa società. Così come forse si fa fatica a comprendere per ogni altra nazione e ogni altro popolo del mondo. Forse è solo un bel segnale vedere nei bei volti di tanti giovani di questa nazione solo curiosità, determinazione, voglia di essere allegri. Certo. Ma sappiamo che noi uomini, di noi stessi, non dobbiamo mai fidarci completamente.

Alle 15 l'altro ieri, giovedì, eravamo in Plaza de Mayo (ma l'ora prevista era alle 15.30, come al solito ho sbagliato orario). Attorno alla piramide erano fissate alla cancellata delle bandiere blu della associazione delle Madres, un gruppo non folto di persone, alcuni anziani alcuni giovani, numerosi fotografi.

Uno stand dove si vendevano prodotti della Associazione, probabilmente per l'autofinanziamento. Sicuramente molti turisti curiosi e interessati come noi.

Alle 15.30 arriva un furgone e scendono 4 signore con il loro ormai famosi foulard bianco sul capo.

Reggono uno striscione che dice che la mancanza di lavoro è un crimine.

Dietro di loro il gruppo di argentini presenti marciano e intonano una canzone che non capisco ma che mi sembra essere critica verso il nuovo presidente Macrì. Come Antonella ed io, molti fotografano e riprendono l'avvenimento, concentrandosi soprattutto sulle signore.

Vedo una cosa strana: staccato dal gruppo “ufficiale” un altro piccolo gruppo percorre lo stesso itinerario circolare reggendo foto di persone scomparse. C'è un palese disaccordo con il primo gruppo ma non capiamo il motivo.

Io penso agli anni tra il 1976 e il 1982, agli anni senza turisti e televisioni (che erano impegnate con il Mundial di Fillol, Kempes, Passarella, Tarantini, Ricardo Villa e Ardiles), i social.

Agli anni in cui in Argentina si poteva essere caricati a forza su un'auto nera senza targa e sparire, letteralmente sparire, dalla faccia della terra.

Penso a queste donne, madri e forse già nonne, che non sanno più nulla dei loro figli e dei loro nipoti. E non hanno risposta ad alcuna domanda. Non sai se è in prigione, se è già morto, se è torturato. Non c'è processo, neanche farsa, condanna, appello. Semplicemente sparito. A memoria credo che in quegli anni quasi tutto il Sudamerica fosse in mano a dittatori. Sono gli anni prima di Kissinger e poi di Reagan, di Pinochet, forse già gli anni di d'Abouisson e del martirio di Romero. Probabilmente questa dittatura è apprezzata e sostenuta in alcuni ambienti, ricordo il nome del cardinale Pio Laghi. E quindi credo fossero poche o nulle le porte a cui bussare per chiedere aiuto. Ho voglia ora di approfondire la conoscenza di quel momento storico.

Di capire come a queste donne, a cui hanno rubato i figli e nipoti, sia venuto questo coraggio e questa intelligenza di sfidare la dittatura in un modo così potente e forte che i generali si sono trovati impotenti a fermarlo.

L'ho già detto, la mia paura più grande è di non essere in grado di proteggere i miei figli e il mio timore è di essere realmente così debole da non essere in grado veramente.

Questa angoscia mi blocca dal vedere film o leggere libri che affrontino questo argomento perchè mi immedesimerei. Certo, è un dolore egoistico, come spesso mi capita, perchè penso soprattutto a me stesso e alla mia famiglia e non vedo, chiuso nel mio benessere, tante situazioni nelle quali padri sono in difficoltà nel proteggere i loro figli, per le quali magari potrei concretamente dare una mano invece di arrovellarmi in intellettualistici disagi.

Ma, torno alle Madri di Plaza de Mayo. Quello che vorrei dire è che non conosco e non mi interessa ora lo sviluppo e le dinamiche del movimento oggi (ho visto urlare dietro alle madri delle facce che a pelle non mi piacevano).

No, questo per me è importante, lo dico a chiare lettere: ho avuto la sensazione, camminando a fianco di quattro di loro, di camminare assieme a persone che hanno fatto la storia. Girando attorno alla piramide, come mi è accaduto ad Hiroshima, ho avuto la sensazione di percorrere i sentieri della storia.