giovedì 27 febbraio 2020

WANDERLUST. CRONACA DI UN FALLIMENTO. CHILE 2020 _ 7


WANDERLUST. CRONACA DI UN FALLIMENTO. CHILE 2020 _ 7



E così siamo al consuntivo. Chiaramente il consuntivo non può che essere fallimentare. Siamo partiti male e impreparati, abbiamo sbattuto contro una realtà che abbiamo sottovalutato, che conoscevamo poco (o che conoscevamo ma verso la quale non ci siamo attrezzati), confondendo il Canada o il Giappone con il Chile. Tutto sommato il prezzo pagato è stato poca cosa, scherzando possiamo dire di aver fatto un week end lungo non ad Amsterdam o a Londra ma un po' più lontano, a 12.000 km e impiegando, per andare e tornare, 50 ore, raggiungendo la spettacolare Valparaiso (beh, Valparaiso … vorrei dire una apparente enormità: è valsa il viaggio). Abbiamo fatto esperienza (anche in tarda età non si smette di imparare, avendo l'umiltà di scoprirsi ignoranti). Ora siamo pronti. Il Chile è ancora un mistero per noi. Non voglio credere che sia solo la parte brutta che abbiamo visto. Anche perché abbiamo visto tanta bellezza e persone cordiali. Siamo convinti che sia un Paese meraviglioso. 
Ci torneremo, presto.
Da Atacama a Cabo de Hornos.
Chiudo con tre foto a mio avviso significative, che mischiano speranza con la consapevolezza di un presente duro e difficile (rappresentato dalla colorazione nera della bandiera Cilena, assieme a bellissime immagini come possono essere una bella donna, una sorridente bambina e un giocare con il vento e il cielo assieme al proprio aquilone). Il pellicano che vola verso Valpo ci precede.








mercoledì 26 febbraio 2020

WANDERLUST. CRONACA DI UN FALLIMENTO. CHILE 2020 _ 6.2


WANDERLUST. CRONACA DI UN FALLIMENTO. CHILE 2020 _ 6.2
L'ultima mattina a disposizione prima di imbarcarci per l'anticipato rientro la abbiamo dedicata a una veloce visita al deludente Mercato Generale (forse lo abbiamo visitato troppo presto, mi è sembrato soprattutto un centro di ristoranti che si stavano preparando a ricevere i pullman di turisti – niente a che vedere con l'esplosione di vitalità, di colori e di merci che debordavano dalla struttura del Mercato coperto di Valparaiso diffondendosi nelle vie circostanti, con bancarelle aperte sotto i cartelli “vietato mettere bancarelle sui marciapiedi esterni”). Nel raggiungere il Mercato dalla stazione della metropolitana una signora anziana ci ha messo in guardia dagli scippatori(!) mostrandoci dove lei nasconde i soldi (mi è sembrato di rivedere mia suocera – e devo dire che i consigli dei nostri vecchi diventeranno vangelo per i nostri prossimi viaggi).
Lasciato velocemente il mercato abbiamo deciso di andare al Cimitero Generale di Santiago. Dovunque andiamo, appena abbiamo la possibilità, ci piace visitare i cimiteri. Raccontano anch'essi un po' di come è una nazione. Amiamo i cimiteri piccoli, quelli con le tombe vecchie e le iscrizioni tipiche di un'altra epoca, amiamo anche quelli grandi con tombe monumentali e con colombari infiniti. Come seppelliamo e ricordiamo i nostri cari, le parole che scriviamo, gli oggetti che lasciamo dicono molto dal punto di vista culturale e sociologico delle epoche e delle popolazioni. Per carità, noi capiamo poco e probabilmente facciamo deduzioni approssimative, però rimane il fatto che la visita al cimitero, anche quando non ospita personaggi famosi, dovrebbe essere sempre meta per qualunque viaggio.
In questa occasione avevamo anche il personaggio famoso da trovare: il presidente del Chile Salvador Allende. Quando abbiamo chiesto al custode di indicarci dove fosse, ho notato che ha preso la mappa, ha individuato la zona dove sono le tombe dei Presidenti del Chile, ha guardato la legenda e ha indivuato il numero corrispondente sulla mappa. Ci saremmo aspettati che la richiesta di vedere la tomba di Allende fosse così comune e costante da rendere automatica l'individuazione, vero? E invece no. I0omi chiedo: che ricordo e che considerazione c'è di Allende in Chile? Le nostre guide a Valparaiso erano di una generazione che addirittura doveva farsi raccontare la dittatura. Si conserva la memoria, a monito, della dittatura, ma dell'Unidad Popular di Allende? Sulla tomba qualche garofano avvizzito, niente altro. A distinguerla una stele con l'ultimo comunicato scritto mentre la Moneda veniva bombardata dall'aviazione cilena. Per il resto il cimitero è enorme, con tombe ricche, monumentali e altre lasciate al più completo abbandono. Poco lontano dalla tomba di famiglia di Allende siamo passati in una palazzina di colombari così devastata e abbandonata da aspettarsi, attraversandola, di vedere uscire qualche scheletro!
Ho letto che ospita due milioni di sepolture. E' grande come un quartiere e ho visto persone raggiungere le tombe in auto.



























martedì 25 febbraio 2020

WANDERLUST. CRONACA DI UN FALLIMENTO. CHILE 2020 _ 6.1


WANDERLUST. CRONACA DI UN FALLIMENTO. CHILE 2020 _ 6.1
Santiago. Doveva essere il trampolino di lancio verso il Sud ( Chico Sur e Chiloé), è stata invece causa e testimone di due giorni piuttosto brutti e del fallimento definitivo del nostro viaggio. Dopo aver visto Valparaiso non ci si può aspettare di essere emozionati da Santiago (anche le guide e i diari letti la indicavano come tappa logistica piuttosto che città meritevole di una visita approfondita). Lascio immaginare con che spirito la abbiamo visitata, più attenti a chi ci camminava dietro e di fianco che ai palazzi e ai luoghi attraverso cui passavamo.
Inizio con una foto non nostra, o perlomeno con una foto che raffigura quello che c'è nel ormai non più mio cellulare, e che ha stuzzicato il ladro: la metropolitana con le ruote di gomma (come Parigi) che non ho potuto fare a meno di fotografare dalla banchina estraendo con leggiadra incoscienza il cellulare dalla poco protetta tasca del giubbetto.
Questo il sabato.
Domenica dopo essere stati inutilmente in aeroporto a cercare un ufficio IBERIA (questa compagnia, sempre deludente, non ha un ufficio nell'aeroporto di Santiago!) e dopo aver passato del tempo in B&B a disdire le prenotazioni fatte e a cercare un altro volo (con LATAM -Iberia ci chiedeva circa €3.500 per poter cambiare data. Complimenti IBERIA, vedremo di evitare il più possibile questa compagnia prossimamente) siamo andati a fare un giro in Santiago, dal palazzo presidenziale della Moneda fino alla Chascona (la casa di Neruda a Santiago) per poi rientrare andando a prendere ancora la Metropolitana  vicino alla nostra zona.
Abbiamo visto una città che si caratterizza per: palazzi blindati (Cattedrale compresa), economia informale, sporcizia, homeless, devastazione in alcune zone.
Le prime fotografie riprendono la Moneda da Plaza de la Ciudadania ( il lato che frontegga Alameda – come è conosciuta Avenida O'Higgins) sia dal lato di Plaza de la Constitucion. Da lì ci siamo mossi verso Plaza de Armas dove sorgono alcuni importanti edifici e da dove si diramano i viali pedonali pieni di ambulanti che vendono di tutto e di persone che al nostro passaggio decidevano di sgranchirsi le gambe passeggiando accanto a noi...
Lasciata l'area pedonale, faticosa per la costante tensione di valutare chi avessimo a fianco o dietro, ci siamo diretti verso la Chascona (nelle foto la casa azzurra) ai margini del Parque Metropolitano, camminando lungo i vialoni che costeggiano il Mapocho, vera e propria discarica urbana. Lungo i vialoni, negli spazi ricavati vicino agli spartitraffico numerose tende di persone homeless.
Abbiamo visto la Chascona solo dall'esterno, ci siamo riposati un po' al parco e poi abbiamo intrapreso la strada del ritorno verso il B&B passando incroci vigilati da persone con la pettorina della municipalità intenti a regolare il traffico, non esistendo più i semafori divelti, come i lampioni, dai disordini che stanno continuando ancora in questi giorni. Devastare e imbrattare (non c'è un muro pulito) la propria città per protestare (peraltro considerato l'assurdo concentramento di ricchezze in poche mani e la mancanza di uno stato sociale) contro chi questa stessa città forse la vede dall'altro del suo elicottero è una strategia della quale fatico a comprendere il senso profondo. L'area della fermata di Baquedano della Metropolitana (chiusa) è letteralmente devastata. Ai margini di questa grande piazza sorge un grattacielo che è difeso a terra da una serie di protezioni che comprendono il filo spinato e che ha in cima l'eliporto dove arrivano gli elicotteri.