Un giorno, anzi una mattina, non è stato sufficiente per girare un cimitero che, ha detto la guida, è dimora per il riposo di 2.500.000 persone. Molte opere ci sono sfuggite, alcune che abbiamo cercato non sono state trovate. Avrei voluto vedere la tomba di Fernanda Pivano ma non siamo riusciti a trovarla. Abbiamo visto quella di Mazzini e la tomba della famiglia De André.
Merita un ritorno, prossimamente.
GRATTANDO IL GHIACCIO: In questo blog cerco di raccontare i nostri viaggi con l'ambizione di grattare un po' il ghiaccio, su cui scivoliamo abitualmente come turisti, facendo una piccola fatica: quella di sforzarsi di "leggere" (con i miei limitati strumenti culturali) le società nelle quali viviamo per pochi giorni WANDERLUST: desiderio di viaggiare, di fare di nuove esperienze, vedere nuovi posti e vivere la libertà e l'emozione di essere stranieri.
giovedì 5 ottobre 2017
GENOVA SETTEMBRE 2017_ 1.2 CIMITERO STAGLIENO
Le statue delle tombe borghesi, nei corridoi dei porticati si fanno ammirare nella ostentazione del dolore, delle virtù e della operosità (vengono iconograficamente descritti i lavori svolti dagli illustri defunti) mentre camminiamo sulle tombe scavate nel pavimento di chi per censo, dopo aver faticato per formare la ricchezza dei borghesi, anche dopo morto si vede "calpestato" dai capitalisti.
I vestiti vengono descritti minuziosamente, addirittura le lacrime delle vedove, sincere o meno, vengono rappresentate. Nell'ambizione dell'apparire ha acquistato fama chi non avrebbe dovuto essere in quel posto eppure con cocciuta determinazione, vendendo noccioline e risparmiando, è riuscita a farsi commissionare una straordinaria statua, la signora Campodonico, la venditrice di noccioline. E la sua caparbietà la rende la statua più famosa del cimitero, oltre quelle dei borghesi che probabilmente in vita non l'hanno mai stimata e considerata. Forse figlia di un'alta epoca, faticare in vita per avere accesso alla gloria dopo morta. Ma, congratulazioni!
I vestiti vengono descritti minuziosamente, addirittura le lacrime delle vedove, sincere o meno, vengono rappresentate. Nell'ambizione dell'apparire ha acquistato fama chi non avrebbe dovuto essere in quel posto eppure con cocciuta determinazione, vendendo noccioline e risparmiando, è riuscita a farsi commissionare una straordinaria statua, la signora Campodonico, la venditrice di noccioline. E la sua caparbietà la rende la statua più famosa del cimitero, oltre quelle dei borghesi che probabilmente in vita non l'hanno mai stimata e considerata. Forse figlia di un'alta epoca, faticare in vita per avere accesso alla gloria dopo morta. Ma, congratulazioni!
GENOVA SETTEMBRE 2017_ 1.1 CIMITERO STAGLIENO
Antonella ed io abbiamo festeggiato i 33 anni di matrimonio con un week end lungo a Genova. Cuore della nostra brevissima vacanza è stata la visita al cimitero monumentale di Staglieno. Da qualche tempo abbiamo perso passione di visitare i cimiteri, e se quelli monumentali mostrano opere di notevole spessore, spesso, quelli minuscoli e a volte un po' dimenticati regalano attimi di commozione e di tenerezza nel leggere alcune dediche lasciate sulle lapidi.
Può sembrare strano per uno come me, che crede che la morte sia semplicemente la fine di tutto e che non desidera funerali e chiede la dispersione delle ceneri senza lapidi di ricordo, questo interesse nei cimiteri. Eppure trovo tanto racconto storico in essi e percepisco una com-passione anche con chi non conosco, sono ossimori ideali, emoziona, me ateo, la fede profonda, stuzzica, me scientista, la spiritualità, affascina, me umanista, la logica razionale. Cerchiamo sempre curiosi ciò che non siamo per capire di più chi siamo.
Staglieno è un cimitero particolare, interessante nelle statue iperveriste di una borghesia pavoneggiante e orgogliosa anche nel dolore, nelle straordinarie statue dei porticati, affascinante nel percorso del boschetto irregolare, dove siamo andati a cercare la tomba di Mazzini e da quella abbiamo attraversato a monte per giungere alla tomba di De André, preoccupante nei numerosi segni di decadimento e trasandatezza -che creano atmosfera, è vero, ma che non denotano particolare attenzione.
Molto coerente con la città vedere colombari direttamente sui tetti, nella necessità di recuperare spazio.
Mi sono dilettato a provare la nuova macchina fotografica, scegliendo di fotografare quasi sempre in monocromatico, e poi aggiustando gli esiti incerti con qualche filtro al computer.
Può sembrare strano per uno come me, che crede che la morte sia semplicemente la fine di tutto e che non desidera funerali e chiede la dispersione delle ceneri senza lapidi di ricordo, questo interesse nei cimiteri. Eppure trovo tanto racconto storico in essi e percepisco una com-passione anche con chi non conosco, sono ossimori ideali, emoziona, me ateo, la fede profonda, stuzzica, me scientista, la spiritualità, affascina, me umanista, la logica razionale. Cerchiamo sempre curiosi ciò che non siamo per capire di più chi siamo.
Staglieno è un cimitero particolare, interessante nelle statue iperveriste di una borghesia pavoneggiante e orgogliosa anche nel dolore, nelle straordinarie statue dei porticati, affascinante nel percorso del boschetto irregolare, dove siamo andati a cercare la tomba di Mazzini e da quella abbiamo attraversato a monte per giungere alla tomba di De André, preoccupante nei numerosi segni di decadimento e trasandatezza -che creano atmosfera, è vero, ma che non denotano particolare attenzione.
Molto coerente con la città vedere colombari direttamente sui tetti, nella necessità di recuperare spazio.
Mi sono dilettato a provare la nuova macchina fotografica, scegliendo di fotografare quasi sempre in monocromatico, e poi aggiustando gli esiti incerti con qualche filtro al computer.
giovedì 28 settembre 2017
Tu ed io facciamo 33 anni, e facciamo 41 anni, e facciamo 112 anni, qualche acciacco e mille e mille rughe, due figli generati, cresciuti, amati e ai nostri occhi bellissimi, e continuiamo a ridere, tra noi e soprattutto di noi, e a divertirci come bambini. Forse morire insieme sarà abbastanza impossibile, ma invecchiare insieme, viaggiando sempre e ovunque, ridendo insieme, o piangendo insieme se tempi tristi ci metteranno alla prova, è un progetto sul quale ti propongo di impegnarci, io lo farei volentieri
giovedì 29 giugno 2017
WANDERLUST. TURISTA E VIAGGIATORE "FILOSOFIA DEL VIAGGIO" di M.ONFRAY
WANDERLUST. TURISTA E VIAGGIATORE "FILOSOFIA DEL VIAGGIO" di M.ONFRAY
Michel Onfray
Filosofia del viaggio (Poetica della geografia)
Inventare un’innocenza
(…)
Uno dei rischi del viaggio consiste nel partire per vedere da sé quanto il Paese visitato corrisponda precisamente all’idea che ce ne siamo fatti. Tra il desiderio di trovare sul posto i luoghi comuni incarnati con cui ci eravamo riempiti lo spirito e quello di recarci in una terra assolutamente vergine, esiste una via di mezzo, che presuppone un’arte del viaggio ispirata dal prospettivismo nietzschiano: nessuna verità assoluta, ma verità relative, nessuna unità di misura ideologica, metafisica od ontologica con cui misurare le altre civiltà, nessuno strumento comparativo che imponga la lettura di un luogo attraverso i punti di riferimento di un altro, ma la volontà di lasciarsi riempire dal liquido locale, alla maniera dei vasi comunicanti.
(…)
Viaggiare presuppone la volontà etnologica, cosmopolita, decentrata e aperta più che lo spirito missionario, nazionalista, eurocentrico e gretto. Il turista compara, il viaggiatore separa. Il primo rimane sulla porta di una civiltà, lambisce una cultura e si accontenta di percepirne la schiuma, di coglierne gli epifenomeni da lontano, nella sua qualità di spettatore impegnato e militante nei confronti del proprio radicamento; il secondo cerca di entrare in un mondo sconosciuto, senza compiacenze, come uno spettatore disimpegnato, senza preoccuparsi di ridere o di piangere, di giudicare o di condannare, di assolvere o di lanciare anatemi, ma desideroso di afferrare l’interiorità, di comprendere: come vuole l’etimologia. Il comparatista designa sempre il turista, l’anatomista indica il viaggiatore.
Sono queste le pagine di un libro, che come dicevo non mi convince pienamente, nelle quali mi ritrovo più in sintonia. Faccio una benevola ma sincera autoanalisi, mi pongo nella parte turista tendente viaggiatore. Del turista che si impegna ad essere viaggiatore ma è oberato da troppe sovrastrutture, troppa fretta e troppa ansia di sfruttare ognuno dei pochi giorni a disposizione per esserlo fino in fondo. Ma sono anche il turista che ama studiare il sistema dei trasporti, viaggiare in bus o in metropolitana, fare la spesa nei supermercati e nei negozi, cibarsi localmente (tenendo la riserva Mc per sicurezza) andare negli uffici postali e visitare i Parlamenti . Insomma mi applico. E cerco di fare pace con me stesso e i miei limiti. Mi chiedo che immagine esce dai miei diari.
Michel Onfray
Filosofia del viaggio (Poetica della geografia)
Inventare un’innocenza
(…)
Uno dei rischi del viaggio consiste nel partire per vedere da sé quanto il Paese visitato corrisponda precisamente all’idea che ce ne siamo fatti. Tra il desiderio di trovare sul posto i luoghi comuni incarnati con cui ci eravamo riempiti lo spirito e quello di recarci in una terra assolutamente vergine, esiste una via di mezzo, che presuppone un’arte del viaggio ispirata dal prospettivismo nietzschiano: nessuna verità assoluta, ma verità relative, nessuna unità di misura ideologica, metafisica od ontologica con cui misurare le altre civiltà, nessuno strumento comparativo che imponga la lettura di un luogo attraverso i punti di riferimento di un altro, ma la volontà di lasciarsi riempire dal liquido locale, alla maniera dei vasi comunicanti.
(…)
Viaggiare presuppone la volontà etnologica, cosmopolita, decentrata e aperta più che lo spirito missionario, nazionalista, eurocentrico e gretto. Il turista compara, il viaggiatore separa. Il primo rimane sulla porta di una civiltà, lambisce una cultura e si accontenta di percepirne la schiuma, di coglierne gli epifenomeni da lontano, nella sua qualità di spettatore impegnato e militante nei confronti del proprio radicamento; il secondo cerca di entrare in un mondo sconosciuto, senza compiacenze, come uno spettatore disimpegnato, senza preoccuparsi di ridere o di piangere, di giudicare o di condannare, di assolvere o di lanciare anatemi, ma desideroso di afferrare l’interiorità, di comprendere: come vuole l’etimologia. Il comparatista designa sempre il turista, l’anatomista indica il viaggiatore.
Sono queste le pagine di un libro, che come dicevo non mi convince pienamente, nelle quali mi ritrovo più in sintonia. Faccio una benevola ma sincera autoanalisi, mi pongo nella parte turista tendente viaggiatore. Del turista che si impegna ad essere viaggiatore ma è oberato da troppe sovrastrutture, troppa fretta e troppa ansia di sfruttare ognuno dei pochi giorni a disposizione per esserlo fino in fondo. Ma sono anche il turista che ama studiare il sistema dei trasporti, viaggiare in bus o in metropolitana, fare la spesa nei supermercati e nei negozi, cibarsi localmente (tenendo la riserva Mc per sicurezza) andare negli uffici postali e visitare i Parlamenti . Insomma mi applico. E cerco di fare pace con me stesso e i miei limiti. Mi chiedo che immagine esce dai miei diari.
domenica 16 aprile 2017
sabato 1 aprile 2017
YUNNAN 2017 _ WANDERLUST. Grattando il ghiaccio per cercare terra fertile. Cap 22
YUNNAN 2017 _ WANDERLUST. Grattando il ghiaccio per cercare terra fertile. Cap 22
FINE ... MA...
Sì, proprio così. Avrei finito il racconto del nostro breve ma intenso viaggio nello Yunnan (a sud delle nuvole).
Ma... mi piacerebbe scambiare quattro chiacchiere su questa nostra esperienza con gli amici che vorranno condividere, che hanno qualche curiosità, qualche esperienza propria, qualche dubbio che il mio lacunoso racconto ha lasciato.
Allora, se non avete niente di meglio da fare, Giovedì 20 Aprile, verso le 21.00, passate dalla nostra libreria di Trezzo, il Gabbiano. Marco, con la sua consueta cortesia mette a disposizione la sala.
Antonella ed io racconteremo qualcosa, proietteremo qualche foto, mostreremo qualche breve filmato. Così con leggerezza e semplicità. Avrei voluto organizzare un buffet finale a base di insetti, ma mi hanno detto che non è possibile. Pazienza. Spero che questa mancanza non freni la vostra venuta.
Tra qualche giorno, come si usa oggi, "creerò l'evento" (che già la parola mi fa sorridere, ma a FB piacciono i termini evocativi e solenni). Avrei voluto scrivere "farò girare tra gli amici un promemoria", ma non mi è consentito. E allora, via con l'evento. Giovedì 20 Aprile. In libreria Il Gabbiano.
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