WANDERLUST_ NEW YORK CITY la sorprendente _ cap.3 _Memorial 911 _ IL MEMORIALE DELL'11 SETTEMBRE
New York, in hotel, martedì mattina, 18 aprile
Oggi ci dedicheremo a Brroklyn e la giornata dovrebbe concludersi con l'attraversamento del mitico ponte diretti verso Manhattan.
Riprendendo in questi pochi minuti l'intera giornata di ieri, come dicevo, nel primo tratto siamo scesi verso Downtown a piedi lungo la 5th Av che incrociamo dalla 56th E proprio di fronte alla Trump Tower (dove ho la tentazione di entrare e utilizzare i bagni che ho letto sono piuttosto pomposi).
Abbiamo incontrato sulla sinistra la famosa cattedrale di st. Patrick interamente addobbata con fiori ( freschi e anche finti).
Non capiamo se è una consuetudine o se questo addobbo è dovuto alla recente festa di san Patrizio.
Della bella, indubbiamente, e ricca, senza essere nauseante, cattedrale mi ha colpito una scultura in legno intitolata "lasciate che gli oppressi vadano liberi", ingenua ma anche realistica e un po' commovente rappresentazione della moltitudine degli oppressi da diversi poteri. (avete visto le foto nel capitolo 1)
All'altezza del "vecchio amico" Empire abbiamo svoltato verso Bryant Park per andare alla Public LIbrary, ma era ancora chiusa, e allora ci siamo arresi rinunciando ad utilizzare i mezzi pubblici di superficie e rifugiandosi nella Metropolitana per dirigersi verso il Memoriale degli attentati dell'11 settembre 2001. (con il fatto che qui dicono 9/11 mi verrà da confondermi con le date) - le foto nella parte dedicata del capitolo 1.
Si arriva vicini alla cappella di st.Paul che ha al suo esterno un piccolo ma bel cimitero e che nel pomeriggio ci riserverà qualche sorpresa.
Che dire del complesso del memoriale?
Ultimamente ho visto la foto di una ragazza che si mette in posa ridendo sui binari di Auschwitz Birkenau e viene in mente il monito della Senatrice a Vita Liliana Segre che invita a visitare i campi di sterminio anche un po' affamati, senza aver fatto colazione, come per fare un tentativo di immedesimazione nel contesto. Anche se credo che quelli che assurgono agli (!) onori mediatici siano casi limite che appunto sono carne sanguinante per gli appetiti dei lupi dei media, e devo dire che per esempio ad Hiroshima e Nagasaki non ho visto atteggiamenti men che rispettosi, il rischio che questi posti diventino una meta cool del turismo di massa (con dentro noi due, non facciamo i woke, gli snob più di quello che siamo) e quindi perdano l'approccio quasi di pellegrinaggio laico esiste.
L'area del 9/11 in centro alla città al centro del mondo ha sicuramente difficoltà a diventare un luogo laicamente sacro, ma mi sembra di aver colto un sentimento generale di profondo rispetto, aiutati dalla minuziosa attenzione al particolare che la retorica patriottica americana stimola e richiede. Certamente consente più partecipazione empatica il fiore infilato in una lettera del nome di una vittima sul bordo delle vasche commemorative che molto altro più enfatico. Però mi ha colpito, commosso e turbato la precisa, sentita, partecipata volontà di ricordare una per una ogni vittima di quegli attentati. E non possono non metterla in paragone, per comprendere come l'ingiustizia e le disuguaglianza non sia solo in vita ma anche in morte, con la notizia sentita oggi tornando a casa alla radio: 50 morti in un naufragio in un viaggio della speranza (non solo per la tragedia del migrare, quanto per il rimanere, anche da morti, dei "perfetti sconosciuti", come titola il suo film l'amico Mattia Colombo). O come pure lo rimarranno i 44 civili uccisi in Burkina Faso che leggo sul meritevole Internazionale del 14 aprile. E mi ha fatto capire quanto sia importante, fondamentale, per conservare la nostra dignità di fortunati, il lavoro di Cristina Cattaneo con il suo Labanof.
(oggi foto del Central Park, meta di una breve visita)
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