venerdì 23 settembre 2016

GRATTANDO IL GHIACCIO_ L'IDEA DI UNA VENEZIA... 17/18.9.2016 _quarta parte

GRATTANDO IL GHIACCIO_L'IDEA DI UNA VENEZIA... 17/18.9.2016_ quarta parte

continua

Il cimitero di Venezia non è monumentale. Non è quindi un museo a cielo aperto come Milano. Il fascino risiede soprattutto nell'arrivo su vaporetto (con un costo spaventoso) e dall'odore di mare che si sente, senza vederlo dietro le mura, quando si percorrono i corridoi più esterni dei recinti periferici.

Sono sepolte alcune figure di rilievo della storia culturale - anche contraddittorie - come Pound, Broskij, Stravinskij. E' sepolto il grande H.H., il "mago "Helenio Herrera.

Una statua è particolarmente toccante, rappresenta una giovane distesa morente, suicida per amore. Una nobile russa , Sophie Kailensky, che si tolse la vita due giorni dopo essere giunta in città. Molte tombe, in particolare nei recinti Greco ed Evangelico, sono disastrate. all'ingresso si può prendere una pessima mappa che indica dove sono rintraccibili le tombe di maggiore richiamo turistico (la mappa è piuttosto arrafazzonata, però sul muro immediatamente a destra ddell'inclesso nell'emiciclo potete trovare un poster a colori molto meglio dettagliato, indicante anche le statue di maggior pregio. . Preparatevi con una biro o lo smartphone se siete tecnologici per fotografare il manifesto - non so se sia scaricabile dal sito della società del comune. Quel giorno adetti del comune stavano raccogliendo interviste di soddisfazione cliente e ne ho approfittato per manifestare la mia delusione per la mappa con cui avevo girato (e trovato a fatica le tombe) il cimitero, invitando ad utilizzare il poster per produrre una mappa adeguata.


Lo stato di abbandono e di incuria di molte eccede anche l'abbandono dei parenti e rappresenta, in bizzarra ma non strana contraddizione, sia un esempio di trasandatezza, sia un senso di fascino di decadenza che si lega a una immagine, magari stereotipata della città. Un bello anomalo e tragico, che affascina. Noi abbiamo usato come parziale guida per il cimitero il libro di Valeria Paniccia "Passeggiate sui prati dell'eternità". Bel libro che ci ha fatto anche conoscere Cesarina Vighy, della quale abbiamo inutilmente cercato la tomba (nel libro diceva che aveva disposto di essere sepolta a Venezia). (continua)













mercoledì 21 settembre 2016

VENEZIA. UN SALUTO AL "MAGO" - nota a margine del diario di viaggio

Passando da Venezia non si può fare a meno di portare un saluto al Mago, l'indimenticato, "grande" (in molti sensi)  H.H., il condottiero della "GRANDE INTER CAMPIONE DEL MONDO" , Helenio Herrera.
Io non ricordo bene come sono "diventato" interista... mio padre era milanista. Forse i cugini, forse respiravo l'aria della Grande Inter in modo inconsapevole (una volta le immagini televisive non erano invadenti come ora). La cosa strana è che il primo nitido ricordo dell'Inter è la sconfitta con il Celtic a Lisbona, che fu probabilmente l'inizio dei quei pochi decenni di anonimato che hanno caratterizzato la mia squadra. In memoria di quel momento, quando sono stato in Scozia ho cercato (e poi Antonella mi ha regalato) la maglia originale del Celtic Campione d'Europa - senza numeri sulla schiena come usava allora quella squadra - e da allora il Celtic è ... la mia seconda squadra (e quella con l'inno più straordinario).
Ma qui ora si saluta IL MAGO.





GRATTANDO IL GHIACCIO_ L'IDEA DI UNA VENEZIA... 17/18.9.2016 _terza parte

GRATTANDO IL GHIACCIO_ L'IDEA DI UNA VENEZIA... 17/18.9.2016 _terza parte
(continua)
Domenica 18 settembre
Sul treno Frecciarossa in attesa di partire per Milano

Ieri sera, tornando al B&B dopo aver cenato a casa di Luisa (incontrata fortuitamente in Strada Nuova) con Paola, ci siamo chiesti “ma da quanti giorni siamo a Venezia?”
E’ stato un giorno così intensamente vissuto che la memoria delle vicende del mattino si dilatano in un tempo che fatica a ridursi alla fredda fisicità dello scorrere meccanico delle ore realmente vissute.

Ha probabilmente ragione quell’aforisma, oggettivamente un po’ da baci Perugina, che recita che viaggiare equivale a moltiplicare le vite vissute.

Mi sono fermato un attimo nello scrivere pensando a quanto sia stato bello questo week end e Antonella si è preoccupata perché dice che è la prima volta che mi vede riflettere prima di scrivere, di solito appoggio la biro sul foglio e comincio immediatamente a scrivere senza soluzione di continuità


I ricordi sono un po’ confusi ed evito di cercare di ripercorrerli in ordine cronologico.
La prima sensazione che desidero condividere, e che porta a una riflessione che mette parzialmente in crisi il mio modo di viaggiare, è che abbiamo visto, cercandola e trovandola, una Venezia bella e sorprendente.
Eravamo convinti che, uscendo dai maggiori percorsi turistici, avremmo trovato una città unica e affascinante. La abbiamo cercata proponendoci itinerari che opportunamente evitassero i luoghi topici del turismo veneziano (non abbiamo neppure sfiorato san marco) e la abbiamo trovata.

Calle quasi deserte, sottoporteghi bui, canali percorsi da barche private (come da noi l’auto) con famiglie (cane compreso) a bordo, giovani in kayak. Corti che si aprono direttamente sul canale, gradini di ingresso che finiscono in acqua quando i livello si alza anche di poco, panni stesi su fili che corrono tra le due sponde, finestre infiorate.

Bastava a volte deviare di poco dai grandi flussi di traffico costretti tra bar, ristoranti e negozi di cianfrusaglie varie per ritrovarsi in un’altra città, una città meravigliosa, intersecata da canali.
Questo per noi era fonte di stupore e meraviglia, e per certi versi di soddisfazione. Io avevo un pregiudizio sfavorevole verso Venezia, in realtà ho molti pregiudizi verso molti posti ( e molte persone), e parzialmente questo pregiudizio è stato smontato.

Parzialmente perché pranzare ci siamo comunque indirizzati verso la situazione del Mc e perché il costo, in senso assoluto e in rapporto qualità/prezzo del B&B Maria 3536 a Dorsoduro è stato spropositato (per inciso: non lo consiglio)
Però dal punto di vista dell'immagine abbiamo visto, sempre grattando un po' il ghiaccio, cosa di unico questa città può offrire. Dove allora viene messo in crisi il mio modo di viaggiare? Nell'uso del tempo e nell'ansia della "spunta". Quando organizzo un viaggio ho, forse avevo, la tendenza ad elencare una serie di "non si può non vedere" che obbligavano a veri e proprio tour de force che lasciavano un retrogusto di amarezza per la consapevolezza di aver scivolato sul ghiaccio e di averlo grattato poco.

Invecchiando ho sempre più apprezzato lo stile "quel che si può" e pur trotterellando Antonella ed io ci prendiamo le nostre pause per "sederci a guardare la gente passare", immagine parzialmente simbolica nel rappresentare il tentativo di avere un occhio più attento per la vita comune che ci scorre attorno in un luogo per noi esotico, in parte realistica perché rappresenta proprio l'atto di sederci su una panchina o fuori da un bar e guardare pigramente la vita che scorre attorno a noi invece di essere noi a scorrere da una tappa all'altra. (fine terza parte. continua)










martedì 20 settembre 2016

GRATTANDO IL GHIACCIO_ L'IDEA DI UNA VENEZIA... 17/18 .9.2016 _seconda parte

GRATTANDO IL GHIACCIO_ L'IDEA DI UNA VENEZIA... 17/18 .9.2016
Sabato 17 Settembre. (seconda parte)
Sul Frecciarossa per Venezia.
Ore 7.45



Non ho neppure quella attenzione, che a volte diventa culto, per la salma, i resti. Ricordo, decenni or sono, una polemica, non so se frutto di una bufala, con la Mercedes che avrebbe usato i cadaveri per i crash test in vece dei meno performanti manichini.
Io scrissi, o ebbi intenzione di farlo, alla Mercedes, per offrire il mio cadavere in uso, chiedendo solo un pagamento anticipato, in vita, in natura, sotto forma di una Mercedes, ovviamente!
Darei volentieri il mio cadavere, oltre che per l'espianto degli organi, in uso alla scienza se non fosse che già da vivo questo corpaccione é tanto bolso e fuori forma da sembrare poco utile.
Non desidero ne funerale, se non fosse l'occasione ormai rara per far garrire al vento qualche bandiera rossa e far risuonare le note de l'Internazionale, né loculo al cimitero.
Forse proprio per contrasto il cimitero mi suscita sentimenti di stupore e simpatia.
Stupore per come nella storia dell'umanità il culto dei morti sia una costante e un fortissimo segno di identificazione, nella diversità dei riti e dei miti connessi.
Simpatia per il meccanismo che si crea tra il dolore per la perdita e per il conseguente vuoto di consuetudine di/con una persona e l'indentificazione di un luogo pubblico dove l'esternazione di questo dolore è condivisa
Il mio disincanto non mi fa disconoscere l'importanza del riconoscimento della dignità di ogni persona anche nella morte e di quanto devastante e umiliante per tutto il genere umano sia la miriade di morti non riconosciuti, non pianti, siano essi lungo le piste desertiche dell'emigrazione, in fondo al mare, nelle fosse comuni scavare dalle dittature.
Grande onore, per citare un caso, va all'Italia che ha deciso di recuperare e riconoscere i 700 morti dell'ultimo grande naufragio di migranti.
Ringrazio chi polemizza sui costi per aiutare, così, la mia traballante autostima, nel riconoscermi diverso la quelli, a risollevarsi. (fine seconda parte-continua)



















lunedì 19 settembre 2016

GRATTANDO IL GHIACCIO_ L'IDEA DI UNA VENEZIA... 17/18 SETTEMBRE 2016 _ prima parte

GRATTANDO IL GHIACCIO_ L'IDEA DI UNA VENEZIA... 17/18 SETTEMBRE 2016

Sabato 17 Settembre.
Sul Frecciarossa per Venezia.
Ore 7.45
Finalmente siamo partiti per questo week end che abbiamo prenotato con decisione subitanea ma azzeccata e che abbiamo atteso con desiderio.
Ricordo quando, nella nostra piazzola all'UNION , il pomeriggio prima della mia partenza per casa, ultimo dei tre giorni di ferie estive di quest'anno, abbiamo cercato di calmierare la tristezza con una decisione che si è rivelata azzeccata.
Venezia è una città che non mi ha mai attirato. Mi era rimasta impressa una visita ancora ai tempi delle vacanze con pa' e Andrea, quando ci avevano letteralmente spennati a un ristorante.
Da allora, pur soggiornando ogni anno pochi o tanti giorni a 90 minuti di distanza , a memoria mia non la avevamo mai più visitata.
Inoltre non mi immagino altro che S.Marco.
Ora la affronteremo tenendoci lontani dai sestieri centrali, dedicandoci a Dorsoduro e Cannareggio oltre che alla meta principale, il cimitero sull'isola di s. Michele.
Domenica, per una coincidenza fortunata, ci recheremo al Ghetto per le iniziative della Giornata europea della Cultura Ebraica.
La visita al cimitero é motivata dall'interesse che ultimamente ci é sorto per i cimiteri, non solo per quelli monumentali, anche per quelli più piccoli, dei paesi, a volte minuscoli.
Mi rendo conto è che é un interesse un po' strano, soprattutto per il mio approccio filosofico alla morte.
In me il cimitero suscita due sentimenti, di stupore e di simpatia.
Nelle mie disposizioni post mortem ho dato incarico ad Antonella, che spero mi sopravviva serenamente e felicemente a lungo, di cremarmi e di disperdere le mie ceneri dal promontorio di Nordkapp e, se riuscirò a visitarlo in vita, da Cabo de Hornos, in mare.
Una vedovanza impegnativa.
Io credo che con la morte finiamo, dopo non c'è nulla. Antonella deve convincermi che esaudirà i miei desideri, dopo, il primo cestino...
Dopo rimane nei vivi il ricordo che si affievolisce.
(continua)















venerdì 2 settembre 2016

VARCARE LA FRONTIERA_ WANDERLUST. L’INFINITO VIAGGIARE, LA MAI DOMA CURIOSITà_ 14

VARCARE LA FRONTIERA_ WANDERLUST. L’INFINITO VIAGGIARE, LA MAI DOMA CURIOSITà_ 14

...che cosa si provasse nel varcare una frontiera...

“In viaggio con Erodoto”- R. Kapuscinski

Talvolta, ma di rado, le piste mi conducevano in villaggi di frontiera. Via via che ci si avvicinava al confine, la terra di faceva deserta e la gente sempre più rara. Un vuoto che aumentava il mistero di quei paraggi e grazie al quale mi resi conto che nelle zone di frontiera regnava il silenzio. Un mistero e un silenzio dai quali ero attratto e intrigato. Ero sempre tentato di scoprire cosa ci fosse di l°, dall’altra parte. Mi chiedevo che cosa si provasse nel varcare una frontiera. Che cosa si sentiva? Che cosa si pensava?. Doveva essere un momento di grande emozione, turbamento, tensione. Cosa c’era dall’altra parte? Senza dubbio qualcosa di diverso. Ma diverso in che senso? Che aspetto aveva? A che cosa somigliava? Forse non somigliava a niente di ciò che conoscevo e per ciò stesso era inconcepibile, inimmaginabile? In fin dei conti il mio massimo desiderio, quello che più mi turbava, tentava e attraeva, era di per sé estremamente modesto: la pura e semplice azione di varcare la frontiera. Varcarla per subito tornare indietro: pensavo che ciò sarebbe bastato a placare quel mio inesplicabile, e pur tuttavia prepotente, bisogno psicologico