mercoledì 21 settembre 2016

GRATTANDO IL GHIACCIO_ L'IDEA DI UNA VENEZIA... 17/18.9.2016 _terza parte

GRATTANDO IL GHIACCIO_ L'IDEA DI UNA VENEZIA... 17/18.9.2016 _terza parte
(continua)
Domenica 18 settembre
Sul treno Frecciarossa in attesa di partire per Milano

Ieri sera, tornando al B&B dopo aver cenato a casa di Luisa (incontrata fortuitamente in Strada Nuova) con Paola, ci siamo chiesti “ma da quanti giorni siamo a Venezia?”
E’ stato un giorno così intensamente vissuto che la memoria delle vicende del mattino si dilatano in un tempo che fatica a ridursi alla fredda fisicità dello scorrere meccanico delle ore realmente vissute.

Ha probabilmente ragione quell’aforisma, oggettivamente un po’ da baci Perugina, che recita che viaggiare equivale a moltiplicare le vite vissute.

Mi sono fermato un attimo nello scrivere pensando a quanto sia stato bello questo week end e Antonella si è preoccupata perché dice che è la prima volta che mi vede riflettere prima di scrivere, di solito appoggio la biro sul foglio e comincio immediatamente a scrivere senza soluzione di continuità


I ricordi sono un po’ confusi ed evito di cercare di ripercorrerli in ordine cronologico.
La prima sensazione che desidero condividere, e che porta a una riflessione che mette parzialmente in crisi il mio modo di viaggiare, è che abbiamo visto, cercandola e trovandola, una Venezia bella e sorprendente.
Eravamo convinti che, uscendo dai maggiori percorsi turistici, avremmo trovato una città unica e affascinante. La abbiamo cercata proponendoci itinerari che opportunamente evitassero i luoghi topici del turismo veneziano (non abbiamo neppure sfiorato san marco) e la abbiamo trovata.

Calle quasi deserte, sottoporteghi bui, canali percorsi da barche private (come da noi l’auto) con famiglie (cane compreso) a bordo, giovani in kayak. Corti che si aprono direttamente sul canale, gradini di ingresso che finiscono in acqua quando i livello si alza anche di poco, panni stesi su fili che corrono tra le due sponde, finestre infiorate.

Bastava a volte deviare di poco dai grandi flussi di traffico costretti tra bar, ristoranti e negozi di cianfrusaglie varie per ritrovarsi in un’altra città, una città meravigliosa, intersecata da canali.
Questo per noi era fonte di stupore e meraviglia, e per certi versi di soddisfazione. Io avevo un pregiudizio sfavorevole verso Venezia, in realtà ho molti pregiudizi verso molti posti ( e molte persone), e parzialmente questo pregiudizio è stato smontato.

Parzialmente perché pranzare ci siamo comunque indirizzati verso la situazione del Mc e perché il costo, in senso assoluto e in rapporto qualità/prezzo del B&B Maria 3536 a Dorsoduro è stato spropositato (per inciso: non lo consiglio)
Però dal punto di vista dell'immagine abbiamo visto, sempre grattando un po' il ghiaccio, cosa di unico questa città può offrire. Dove allora viene messo in crisi il mio modo di viaggiare? Nell'uso del tempo e nell'ansia della "spunta". Quando organizzo un viaggio ho, forse avevo, la tendenza ad elencare una serie di "non si può non vedere" che obbligavano a veri e proprio tour de force che lasciavano un retrogusto di amarezza per la consapevolezza di aver scivolato sul ghiaccio e di averlo grattato poco.

Invecchiando ho sempre più apprezzato lo stile "quel che si può" e pur trotterellando Antonella ed io ci prendiamo le nostre pause per "sederci a guardare la gente passare", immagine parzialmente simbolica nel rappresentare il tentativo di avere un occhio più attento per la vita comune che ci scorre attorno in un luogo per noi esotico, in parte realistica perché rappresenta proprio l'atto di sederci su una panchina o fuori da un bar e guardare pigramente la vita che scorre attorno a noi invece di essere noi a scorrere da una tappa all'altra. (fine terza parte. continua)










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