Sabato 17 Settembre.
Sul Frecciarossa per Venezia.
Ore 7.45
Finalmente siamo partiti per questo week end che abbiamo prenotato con decisione subitanea ma azzeccata e che abbiamo atteso con desiderio.
Ricordo quando, nella nostra piazzola all'UNION , il pomeriggio prima della mia partenza per casa, ultimo dei tre giorni di ferie estive di quest'anno, abbiamo cercato di calmierare la tristezza con una decisione che si è rivelata azzeccata.
Venezia è una città che non mi ha mai attirato. Mi era rimasta impressa una visita ancora ai tempi delle vacanze con pa' e Andrea, quando ci avevano letteralmente spennati a un ristorante.
Da allora, pur soggiornando ogni anno pochi o tanti giorni a 90 minuti di distanza , a memoria mia non la avevamo mai più visitata.
Inoltre non mi immagino altro che S.Marco.
Ora la affronteremo tenendoci lontani dai sestieri centrali, dedicandoci a Dorsoduro e Cannareggio oltre che alla meta principale, il cimitero sull'isola di s. Michele.
Domenica, per una coincidenza fortunata, ci recheremo al Ghetto per le iniziative della Giornata europea della Cultura Ebraica.
La visita al cimitero é motivata dall'interesse che ultimamente ci é sorto per i cimiteri, non solo per quelli monumentali, anche per quelli più piccoli, dei paesi, a volte minuscoli.
Mi rendo conto è che é un interesse un po' strano, soprattutto per il mio approccio filosofico alla morte.
In me il cimitero suscita due sentimenti, di stupore e di simpatia.
Nelle mie disposizioni post mortem ho dato incarico ad Antonella, che spero mi sopravviva serenamente e felicemente a lungo, di cremarmi e di disperdere le mie ceneri dal promontorio di Nordkapp e, se riuscirò a visitarlo in vita, da Cabo de Hornos, in mare.
Una vedovanza impegnativa.
Io credo che con la morte finiamo, dopo non c'è nulla. Antonella deve convincermi che esaudirà i miei desideri, dopo, il primo cestino...
Dopo rimane nei vivi il ricordo che si affievolisce.
(continua)
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