WANDERLUST. 29 SETTEMBRE_20 OTTOBRE. MALAYSIA E SINGAPORE CAP 10.3
Dopo una breve ma necessaria sosta, abbiamo ripreso la visita di George Town. Approfittando del servizio di bus gratuito di cui dispone la città, due linee di autobus che collegano estremi opposti transitando una nella zona sud e una nella zona nord della città, ci siamo diretti verso la famosa Blue Mansion, la casa (completamente blu, un tempo colore piuttosto comune in città) piuttosto imponente fatta costruire dal mercante hakka ( cinese emigrato in Malesia proveniente da una regione meridionale della Cina costiera) per la settima moglie, la favorita.
La residenza ora è un boutique hotel ma ancora aperta parzialmente alla visita.
Arriviamo con la pioggia, ma siamo ben attrezzati.
Nell'insieme la struttura è più appariscente dall'esterno che particolarmente interessante all'interno, anche se è sempre stimolante cercare di immaginare come potesse svolgersi la vita ai tempi nei quali era una reale residenza. Molto bello il patio interno che è il cuore della parte visitabile. Ci chiediamo come sia nella funzione di albergo, ci sono lati che possiamo solo sbirciare in quanto riservati agli ospiti che appaiono gradevoli.
Terminata la visita siamo in forze e decidiamo di ritornare verso il centro città, sull'asse della via Jalan Masjid Kapitan Keling che poi diventa Labuh Cannon che è conosciuta anche come Harmony street perché in rapida successione si trova una Chiesa cristiana, una Moschea, un tempio Indù e un tempio Taoista (una condizione di vicinanza che non è infrequente in Malesia).
Una passeggiata gradevolissima, possiamo guardare con curiosità e simpatia usi e costumi anche devozionali lontani dalle nostre abitudini e che, se anche ormai - anche per precedenti visite nel far east- non sono nuovi rimangono comunque affascinanti.
Un bel momento, quando davanti alla Moschea Kapitan Keling una giovane coppia di bei giovani ci chiede di fare loro una fotografia - come da noi una coppia di sposini cristiani si farebbe fotografare davanti al Duomo o san Pietro. Sono tenerissimi e volentieri prendiamo il loro smartphone per fotografarli. Visitiamo anche la moschea accolti da una giovane addetta di squisita cortesia con la quale scambiamo qualche parola a proposito della necessità di armonia tra i diversi pensieri (sicuramente in quanto occidentali ci ha presi per cristiani, non è il caso di entrare nel dettaglio, è più importante la simpatia reciproca nell'auspicare una civile convivenza).
Concludiamo la giornata con una cena a base di hamburger, non è il giorno per cercare sperimentazioni locali.
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