martedì 18 febbraio 2020

WANDERLUST. CRONACA DI UN FALLIMENTO. CHILE 2020 _ 1


WANDERLUST. CRONACA DI UN FALLIMENTO. CHILE 2020 _ 1

Come ho abusato della pazienza di amici “vicini e lontani” con i diari di viaggi recenti, resoconti di esperienze gratificanti e soddisfacenti, credo sia giusto raccontare, per chi vuole leggere, un fallimento: il viaggio in Chile dal quale Antonella ed io siamo tornati, interrompendolo bruscamente, dopo pochi giorni. Avremmo dovuto tornare il 27 di febbraio e invece siamo già a casa.
Ci siamo decisi ad interromperlo perché non abbiamo trovato le condizioni di sicurezza minime che ci potessero consentire di affrontare il viaggio (una vacanza, quindi una esperienza che aveva senso solo se produttrice di emozioni positive o perlomeno formative) con sufficiente tranquillità e buona disposizione a godere di tutti i momenti.
Premetto che parte della responsabilità è nostra. La preparazione è stata un po' superficiale, poco accurata, poco studiata, basandoci con eccessiva sicumera sulle esperienze degli anni passati.
Ma le condizioni che abbiamo trovato penalizzano anche una nazione e una popolazione che nella stragrande maggioranza dei casi appare vittima come lo siamo stati noi di un condizione di continua, estrema insicurezza. Noi in due giorni consecutivi abbiamo subito un tentativo di scippo e uno scippo riuscito. Chiaro: il comportamento della vittima aiuta il delinquente, e io nella mia ingenuità non ero pronto a tutelarmi in modo più certo e sicuro. Ma questo non cambia le condizioni psicologiche successive agli eventi. Siamo persone miti Antonella ed io, ci viene veramente difficile pensare alla volontà altrui di infliggere ferite (è vero ferite patrimoniali, ma non per questo meno gravi) a terzi. Pur vivendo in un mondo dove questo avviene, rimaniamo come spaesati, colpiti più dalla ferocia del gesto (non esiste un reato bagatellare a mio avviso, la gravità non deve essere commisurata al valore mercantile dell'oggetto sottratto ma alle conseguenze che l'evento provoca sulle vittime) che dall'entità del danno (possiamo permetterci di comperare domani un cellulare come quello sottratto).
A Valparaiso alla fermata del bus quasi per caso ho sentito la mano di chi con estrema abilità era quasi riuscito ad aprire la cerniere della tasca dei pantaloni dove avevo un buona somma di valuta (euro e dollari). Sono riuscito a sventare il tentativo, ma mi chiedo: io non me ne sono accorto, ma non ero in un angolo scuro o compresso nella folla, ero in mezzo alla piazzetta, dietro di me c'erano altre persone con una visuale chiara su ciò che stava avvenendo. Il ladro è stato così rapido che ho solo sentito l'urto con la sua mano che ha rotto, incastrandosi, il cinturino dell'orologio, ma non l'ho letteralmente visto. Ho visto le persone scuotere la testa, dopo, in segno di disapprovazione (ma una rassegnata disapprovazione, ancorché tardiva: perché non avvertirmi?). Una signora che poi è salita sul bus con noi ci ha raccomandato di stare attenti e ci ha detto :”Pensate che anche a me, che sono cilena, hanno tentato di strapparmi la borsa” - noi abbiamo interpretato: voi siete turisti, ve lo dovete aspettare, ma farlo a me cilena...!
Sulla metropolitana a Santiago un signore distinto e di aspetto gradevole e simpatico, con una sua mal disposta maestria mi ha puntato e ha trovato il modo di sfilarmi il cellulare dalla tasca.
Eravamo solo all'inizio del viaggio: nei giorni seguenti avremmo dovuto inoltrarci nel sur Chico con una auto da noleggio nella quale, visitando i parchi nazionali e facendo i sentieri, avremmo dovuto lasciare i bagagli parcheggiandola in posti probabilmente poco frequentati e sicuramente poco controllati. Abbiamo pensato (ci si è palesato il pensiero che colpevolmente non avevamo fatto a casa) che correvamo il rischio di essere rapinati (magari con un falso incidente) sulla via o di tornare dall'escursione e non trovare più macchina e bagagli.
Dopo una notte insonne Antonella al mattino mi ha proposto: rientriamo. Sono stato d'accordo. E così ci siamo mossi. Con la tranquilla consapevolezza (non così nel restante tempo nel quale prima di poter ripartire ci siamo mossi per Santiago, guardando quasi più le persone a fianco, davanti o dietro di noi piuttosto che i monumenti ) che questa volta abbiamo sbagliato e che questa esperienza ci serve, anche alla nostra tarda età, come insegnamento per il futuro (perché di sicuro non smetteremo di viaggiare e io personalmente non cancello il Cile dalla mia agenda – del resto il Cile mi ha fornito le due più grandi delusioni, il mancato sbarco a Cabo de Hornos per via del tempo pessimo qualche anno fa e la vacanza interrotta quest'anno. Cile 2 – Roberto 0, ma è solo il primo tempo!). Abbiamo imparato molto, ci siamo mossi bene anche nella fretta di prendere decisioni immediate, limitando le perdite economiche (certo, viene un po' da ridere per aver fatto un week end lungo a … Valparaiso – 50 ore di viaggio tra andata e ritorno!), verificando che le scelte precedenti sulle modalità di prenotazione erano precauzionalmente ben indirizzate. C'è stata anche la coscienza di un comune sentire, di un profondo affiatamento nelle scelte, di una comunione di intenti forte. Ci sono state cose positive in questi giorni, a partire dal relazionarsi con un buon numero di persone (ripeto: il Chile mi sembra ostaggio di questa endemica delinquenza che non deve essere fonte di giudizio per un popolo), proseguendo con la conoscenza di una città straordinaria (Valparaiso) e terminando con un po' di osservazioni da “grattata di ghiaccio”. E infine ho comperato anche un targa del sistema degli anni '80.
Nei prossimi giorni racconterò le “buone notizie”.

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