WANDERLUST. CRONACA DI UN FALLIMENTO.
CHILE 2020 _ 1
Come ho abusato della pazienza di amici
“vicini e lontani” con i diari di viaggi recenti, resoconti di
esperienze gratificanti e soddisfacenti, credo sia giusto raccontare,
per chi vuole leggere, un fallimento: il viaggio in Chile dal quale
Antonella ed io siamo tornati, interrompendolo bruscamente, dopo
pochi giorni. Avremmo dovuto tornare il 27 di febbraio e invece siamo
già a casa.
Ci siamo decisi ad interromperlo perché
non abbiamo trovato le condizioni di sicurezza minime che ci
potessero consentire di affrontare il viaggio (una vacanza, quindi
una esperienza che aveva senso solo se produttrice di emozioni
positive o perlomeno formative) con sufficiente tranquillità e buona
disposizione a godere di tutti i momenti.
Premetto che parte della responsabilità
è nostra. La preparazione è stata un po' superficiale, poco
accurata, poco studiata, basandoci con eccessiva sicumera sulle
esperienze degli anni passati.
Ma le condizioni che abbiamo trovato
penalizzano anche una nazione e una popolazione che nella stragrande
maggioranza dei casi appare vittima come lo siamo stati noi di un
condizione di continua, estrema insicurezza. Noi in due giorni
consecutivi abbiamo subito un tentativo di scippo e uno scippo
riuscito. Chiaro: il comportamento della vittima aiuta il
delinquente, e io nella mia ingenuità non ero pronto a tutelarmi in
modo più certo e sicuro. Ma questo non cambia le condizioni
psicologiche successive agli eventi. Siamo persone miti Antonella ed
io, ci viene veramente difficile pensare alla volontà altrui di
infliggere ferite (è vero ferite patrimoniali, ma non per questo
meno gravi) a terzi. Pur vivendo in un mondo dove questo avviene,
rimaniamo come spaesati, colpiti più dalla ferocia del gesto (non
esiste un reato bagatellare a mio avviso, la gravità non deve essere
commisurata al valore mercantile dell'oggetto sottratto ma alle
conseguenze che l'evento provoca sulle vittime) che dall'entità del
danno (possiamo permetterci di comperare domani un cellulare come
quello sottratto).
A Valparaiso alla fermata del bus quasi
per caso ho sentito la mano di chi con estrema abilità era quasi
riuscito ad aprire la cerniere della tasca dei pantaloni dove avevo
un buona somma di valuta (euro e dollari). Sono riuscito a sventare
il tentativo, ma mi chiedo: io non me ne sono accorto, ma non ero in
un angolo scuro o compresso nella folla, ero in mezzo alla piazzetta,
dietro di me c'erano altre persone con una visuale chiara su ciò che
stava avvenendo. Il ladro è stato così rapido che ho solo sentito
l'urto con la sua mano che ha rotto, incastrandosi, il cinturino
dell'orologio, ma non l'ho letteralmente visto. Ho visto le persone
scuotere la testa, dopo, in segno di disapprovazione (ma una
rassegnata disapprovazione, ancorché tardiva: perché non
avvertirmi?). Una signora che poi è salita sul bus con noi ci ha
raccomandato di stare attenti e ci ha detto :”Pensate che anche a
me, che sono cilena, hanno tentato di strapparmi la borsa” - noi
abbiamo interpretato: voi siete turisti, ve lo dovete aspettare, ma
farlo a me cilena...!
Sulla metropolitana a Santiago un
signore distinto e di aspetto gradevole e simpatico, con una sua mal
disposta maestria mi ha puntato e ha trovato il modo di sfilarmi il
cellulare dalla tasca.
Eravamo solo all'inizio del viaggio:
nei giorni seguenti avremmo dovuto inoltrarci nel sur Chico con una
auto da noleggio nella quale, visitando i parchi nazionali e facendo
i sentieri, avremmo dovuto lasciare i bagagli parcheggiandola in
posti probabilmente poco frequentati e sicuramente poco controllati.
Abbiamo pensato (ci si è palesato il pensiero che colpevolmente non
avevamo fatto a casa) che correvamo il rischio di essere rapinati
(magari con un falso incidente) sulla via o di tornare
dall'escursione e non trovare più macchina e bagagli.
Dopo una notte insonne Antonella al
mattino mi ha proposto: rientriamo. Sono stato d'accordo. E così ci
siamo mossi. Con la tranquilla consapevolezza (non così nel restante
tempo nel quale prima di poter ripartire ci siamo mossi per Santiago,
guardando quasi più le persone a fianco, davanti o dietro di noi
piuttosto che i monumenti ) che questa volta abbiamo sbagliato e che
questa esperienza ci serve, anche alla nostra tarda età, come
insegnamento per il futuro (perché di sicuro non smetteremo di
viaggiare e io personalmente non cancello il Cile dalla mia agenda –
del resto il Cile mi ha fornito le due più grandi delusioni, il
mancato sbarco a Cabo de Hornos per via del tempo pessimo qualche
anno fa e la vacanza interrotta quest'anno. Cile 2 – Roberto 0, ma
è solo il primo tempo!). Abbiamo imparato molto, ci siamo mossi bene
anche nella fretta di prendere decisioni immediate, limitando le
perdite economiche (certo, viene un po' da ridere per aver fatto un
week end lungo a … Valparaiso – 50 ore di viaggio tra andata e
ritorno!), verificando che le scelte precedenti sulle modalità di
prenotazione erano precauzionalmente ben indirizzate. C'è stata
anche la coscienza di un comune sentire, di un profondo affiatamento
nelle scelte, di una comunione di intenti forte. Ci sono state cose
positive in questi giorni, a partire dal relazionarsi con un buon
numero di persone (ripeto: il Chile mi sembra ostaggio di questa
endemica delinquenza che non deve essere fonte di giudizio per un
popolo), proseguendo con la conoscenza di una città straordinaria
(Valparaiso) e terminando con un po' di osservazioni da “grattata
di ghiaccio”. E infine ho comperato anche un targa del sistema
degli anni '80.
Nei prossimi giorni racconterò le
“buone notizie”.
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