WANDERLUST_ PORTOGALLO 2020_ DECIDIAMO NOI _ CAP.7
Martedì 14 luglio
“Come non è esposto?” così, pur con toni
non esagitati, mi rivolgevo stupito alla carinae gentile signorina
che ci stava controllando i bgilietti di ingresso al museo Nazionale
di Archeologia di Belém.
Cosa non è esposto? Occorre una premessa. E
per spiegare tutto le premessa deve tornare al nostro Saramago.
Scrive a pag. 376, iniziando il suo capitolo su
Lisbona:
“Ecco il collare. (ne aveva parlato in
precedenza -ndr). Il viaggiatore l'ha detto e l'ha fatto: appena
fosse entrato a Lisbona, sarebbe andato al Museo di Archeologia ed
Etnologia alla ricerca del famoso collare usato dallo schiavo dei
Lafetà. Si possono leggere le parole: QUESTO NEGRO E' DI AGOSTINHO
DE LAFETA' DI CARVALHAL DE OBIDOS. Il viaggiatore le ripete, una, due
volte, perché si incidano nelle memorie dimenticate. Questo oggetto,
se è necessario fargli un prezzo, vale milioni di milioni di contos,
quanto il Monastero dos Jeronimos qui accanto, la Torre di Bélem, il
Palazzo del Presidente, le carrozze all'ingrosso, probabilmente
quanto tutta la città di Lisbona. Questo collare, uin vero e proprio
collare, si noti bene, è stato al collo di un uomo, gli ha succhiato
il sudore, e forse un po' di sangue, di una frustata diretta alla
schiena che ha sbagliato strada. Il viaggiatore ringrazia dal
profondo del cuore chi ha raccolto e non ha distrutto la prova di un
grave delitto. Purtuttavia, dal momento che non ha mai taciuto i
propri suggerimenti, per quanto stupidi sembrino, adesso ne darà un
altro, e cioè quello di mettere il collare del negro di Agostinho de
Lafetà in una sala dove non ci fosse nient'altro, solo il collare,
perché nessun viaggiatore si potesse distrarre e affermare poi di
non averlo visto”.
E invece noi non lo abbiamo visto perché il
Portogallo non solo non ha accolto il prezioso suggerimento di
Saramago, ma ha pensato anche di toglierlo dalla esposizione.
La signorina ha capito che ci sono rimasto
male, e per rimediare è andata a recuperare una brochure del museo
dove sono riprodotte alcune foto dei collari da schiavi e mi ha
rincorso nel museo portandomela. E' stata veramente molto carina.
Si è creata una situazione un po' grottesca
nel museo. Mancando il pezzo pregiato, era nostra intenzione fare un
veloce giro delle sale e uscire velocemente per andare verso il
Monastero. Ma più volte, ai nostri tentativi di fuga, si è opposto
il personale del museo che ci invitava a vedere altre sale, altre
esposizioni, assicurandoci sulla bellezza dei pezzi esposti. E così
per non ricambiare scortesia con cortesia, abbiamo girato, in alcune
sale alla fine anche soffermandoci, tutto il museo.
In particolare abbiamo apprezzato le sale dove
sono esposti i monili, testimoni che la vanità umana è coeva con i
primi stadi evolutivi.
Finita la visita, con l'approvazione del
personale del museo, ci siamo diretti verso il Monastero.
Ma prima di concludere una nota sui trasporti.
E' piacevolissimo il suono del via libera dato dalla macchina di
controllo quando l'abbonamento contactless viene avvicinato. Tutte le
persone che ho visto prendere i mezzi pubblici utilizzandoli
all'interno (preciso perché un paio di volte ho visto giovani appesi
alle porte all'esterno) salgono dalle porte previste e strisciano
l'abbonamento sul sensore per avere la conferma della validità dello
stesso.
Ai tempi di mio padre si diceva “fare il
portoghese” quando si cercava di non pagare il biglietti di
accesso in qualche posto. Dalla esperienza che ho fatto in questi
giorni, mi sembra un detto che non sia più (se mai lo è stato)
veritiero. Credo che, anzi, ci sia da imparare dal sistema
portoghese.
Sul tram 15, quello che porta a Belém ci sono
macchine emettitrici di biglietti (non ho potuto avvicinarmi perchè
per buona parte del percorso è stata occupata da un stordito che non
riusciva a comperare i biglietti per la sua famiglia). C'è una
testimonianza sonora che i passeggeri salgono con il titolo di
viaggio necessario.
Ho avuto la sensazione di una scarsa attenzione
però alla manutenzione ordinaria. Gli indicato di fermata a bordo
dei bus spesso erano spenti e non funzionavano. Per il resto ho avuto
la sensazione di veicoli puliti e in ordine, con i sedili integri e
senza scritte varie sulle pareti.
foto da 1 a 5: museo archeologico ed etnografico
foto da 6 a 9: particolari a bordo del tram 15
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