Ricordo che 20 o 30 anni fa, insomma in un'altro secolo, con amici studenti ma non studiosi di tedesco, insieme alla prof., siamo andati a fare una gita a Praga. Come si fa quando si è giovani, una tirata sola Trezzo - Praga (potevo guidare solo io il furgone da 8 posti) e quindi siamo giunti alla sera a Praga un po' provati. Dovevamo trovare l'albergo e ci sentivamo un po' sperduti, ma uno di noi, Carlo, mi dice "immer geradeaus" e seguendo le sue indicazioni siamo arrivati all'hotel (io ho sempre sospettato che si fosse preparato prima, Carlo è uno che ti fa questi scherzi). Da allora per Antonella e per me "immer geradeaus" è la parola d'ordine che ci diciamo quando pensiamo di aver trovato la strada.
Ma perché sto scrivendo questo? L'ho in mente da un po' ma mi sfugge il perché
...
Ah ecco! Perchè ho notato che quest'anno ci siamo persi poche volte. E anche quando lo abbiamo fatto, abbiamo capito che non si andava nella giusta direzione e ragionando ci siamo portati sulla strada giusta. Il fatto è che io non voglio usare le mappe sui telefonini o i navigatori che ti dicono a destra a sinistra (finché è possibile, ammetto a volte di aver ceduto). Amo e voglio usare le cartine cartacee, quelle belle ampie che si aprono piega per piega e non si chiudono mai con le stesse pieghe. Dove segnare con i pennarelli Stabilo gli itinerari e i posti da visitare. Ma diventa sempre più difficile. Gli enti del turismo non ti mandano a casa più nulla. Tutto on line, tutto in pdf, o addirittura da scaricare con il Qcode.
Bene. Anche a Elvas, la tappa che abbiamo raggiunto a fine giornata, siamo riusciti a trovare l'albergo seguendo più il ragionamento che la scadente cartina che stampi dal sito di Booking.
E che sorpresa di Hotel. Ci è dispiaciuto fermarci una sola notte.
Hotel Convento Sao Joao de Deus. Un ex convento convertito in hotel. Bello, con un parco e una piscina che abbiamo visto solo al tramonto. Un cortile ombreggiato e rinfrescato da cespugli di fiori dove abbiamo fatto la colazione. Belle camere, ampie e spaziose (due limiti: un po' buia e con la solita carenza di prese elettriche).
Abbiamo quindi lasciato Evora storditi dal sole e abbastanza provati da dedicare solo uno sguardo frettoloso e superficiale a Vila Vicosa ( secondo la Lonely il più bello dei villaggi di marmo del circondario.
Quando si giunge in quella zona la campagna arroventata dell'Alentejo diventa mossa, e si vedono le cave di marmo. Usando le parole di Saramago "in cammino per Vila Vicosa, da un lato e dall'altro della strada il viaggiatore incontra innumerevoli cave di marmo. Queste ossa della terra hanno ancora aggrappata su di sé la carne dell'argilla che le ricopriva".
E, non ascoltando il grande portoghese, non solo abbiamo trascurato il castello, ma abbiamo anche trascurato il Palazzo Ducale (per altro chiuso e visitabile il giorno seguente). Ma abbiamo fatto la tappa perché la avevamo segnata sull'itinerario. Non siamo riusciti a fare oltre che un giro della enorme piazza in pendenza, costellata di alberi di arance. Tantissimi alberi di arance (un pregio delle colazioni in Portogallo: il succo di arancia che abbiamo bevuto ogni mattina era spremuta vera di arancia. Gustosissima).
Arriviamo quindi ad Elvas, l'hotel è proprio all'inizio del centro storico che è in cima a una piccola collina. Inserito nelle mura cittadine, mi sembra molto ben conservate.
Alla reception, espletate le formalità di rito, abbiamo mostrato la Lonely al receptionist, chiedendo quali tra i ristoranti "tipici" indicati ci consigliasse. Nessuno di quelli. Ha storto il naso come dire: non ve li consiglio e ci ha inviato alla Bodega Regional, un ottimo ristorante di cucina dell'Alentejo dal quale siamo usciti sazi e soddisfatti.
Per smaltire la cenetta per nulla leggera, abbiamo fatto, approfittando di un clima finalmente ottimale, due passi per il centro storico di Elvas, scoprendo una cittadina molto più accogliente e affascinante di quanto ci era stata descritta. Probabilmente nulla di particolare, ma se il giorno dopo non avessimo avuto di fronte un'altra tappa e non fossimo stati particolarmente stanchi, era uno di quei posti dove ti siedi al bar aperto sulla piazze e tiri tardi.
In ogni caso ci siamo ripromessi di fare un giro per Elvas il giorno seguente, prima di ripartire.
Foto 1. 2. 3. e 4. Vila Vicosa
Foto 5. e 6. Le cave di marmo. Sono solo due perché ho dovuto fermarmi e farle io, se aspettavate che le facesse Antonella non ne vedevate neanche una
Foto da 7 a 11. Elvas serale e Hotel Convento Sao Joao de Deus
Foto da 12 a 15. Bodega regional (ambiente e cena - in questo caso Antonella non si è persa un piatto!)
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