Sabato 20 febbraio. a bordo della nave VIA AUSTRALIS. Fiordo del ghiacciaio PIA. Territorio Cileno. (seconda parte)
(continua)
Scrivo al rientro dalla escursione presso il ghiacciaio PIA. Antonella sta facendo la doccia e se alzo il capo vedo fuori dalla finestra (vedevo, ora Antonella ha aperto la porta del bagno e il vapore della doccia ha appannato i vetri della finestra) le coste collinose del fiordo.
La Tierra del Fuego mi sembra essere un riassunto della Norvegia e dell'Islanda raccolte in un unico ambiente. Le baie ai piedi del ghiacciaio (che rumore portentoso si sente quando il ghiaccio si rompe) costellate di piccoli iceberg sono poste in fondo a fiordi strettissimi nei quali la navigazione è difficoltosa e la nave procede lentamente, e questo consente di godersi lo spettacolo di una natura incontaminata.
Questa mattina ci siamo avventurati nel fiordo del ghiacciaio Garibaldi con un tempo da lupi. Vento, pioggia, qualche fiocco di neve, un po' di grandine. Quando la nave è uscita dal fiordo, nel braccio più ampio del canale di Beagle, è stata investita da forti raffiche di vento che, per fortuna, non hanno minato la stabilità (meno male, era ora di pranzo!) Lo sbarco presso il ghiacciaio PIA , altrettanto spettacolare che il Garibaldi, è stato favorito da un bel sole. Parte dello spettacolo, diciamo pure del divertimento, sta nelle modalità di sbarco. Si indossa il giubbetto salvagente, ognuno ha il suo riposto nell'armadio della cabina, si ascoltano le istruzioni, si scende verso il primo ponte dopo aver depositato in un apposito scomparto il portachiavi con attaccato il numero della propria cabina (serve per capire al rientro se, rimanendo qualche numero attaccato allo scomparto, si sia perso un gitante a terra!).
(continua)
Nessun commento:
Posta un commento