Sabato 20 febbraio. a bordo della nave VIA AUSTRALIS. Fiordo del ghiacciaio PIA. Territorio Cileno. (terza parte)
(continua)
Bene. Siamo scesi al primo ponte, siamo saliti sui gommoni e abbiamo navigato seduti sui bordi fino a terra, dove siamo sbarcati. Collettivamente emergono, in ciascuno di noi, i bambini che vivono nel nostro profondo. Si ride senza capire le battute del vicino espresse in spagnolo, portoghese, inglese, tedesco o qualche altra lingua. Si ride alla esuberanza di un messicano che "tiene" tutta la compagnia.
IL paesaggio attorno è così bello nel suo naturale, casuale (se non dettato dalle regole dell'ecosistema) integrarsi di elementi da provocare quasi un dolore dettato dalla consapevolezza di non essere in grado di comprenderlo tutto, di trattenerlo nel suo splendore nella retina interiore, quasi che la vista e la capacità di trasmetterlo al cervello perchè sedimenti nella memoria non sia in grado - come un computer che ha una ram scarsa per i dati che riceve - di cogliere tutto l'insieme.
Il miglior designer, il miglior architetto, il miglior pittore probabilmente non avrebbero saputo disporre con tanta sapienza acqua, ghiacchio, pietra, alberi ed animali in una insieme che valorizza ogni parte e si sublima nel suo comporsi e nel suo mostrarsi a noi piccoli uomini.
Tutto ciò, penso, è frutto del caso, di una lotta nascosta e silente, della mancanza dell'intervento umano.
Spero che i cileni sappiano limitare l'accesso a questo splendore e difendere il più possibile la sua integrità e tutelare il suo ecosistema. Sicuramente il nostro arrivare ha prodotto dei danni, però le attenzioni che ho visto porre nell'accesso sono alte, probabilmente migliorabile, però posto con rispetto.
Intanto sono salito al ponte quattro dove c'è il bar. Antonella sta riposando in cabina. Il barista, con l'acqua tonica mi ha dato una vaschetta di olive e una di arachidi da portare al tavolo. Ne approfitto prima che arrivi Antonella ...
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