24 febbraio 2016- El Calafate. Al rientro dal Perito Moreno.
Siamo fortunati. Capitiamo con due giovani guide, simpatiche, attente, pazienti e disponibili, Diego e Luli, una bella ragazza che si immagina più a proprio agio con pile e ramponi piuttosto che abiti ricercati e tacchi.
Si parte per un primo breve tratto con il fine di saggiare le condizioni. Ci sentiamo bene e siamo sempre più emozionati dal percorso che stiamo facendo. Dopo la prima sosta chi non se la sente può tornare indietro. Ripartiamo. Alla prima salita Antonella ha un attimo di smarrimento, ma non si può più retrocedere, Luli e Diego la aiutano e poi trova una piacevole sponda in una ragazza Portoghese armata di macchina fotografica, smartphone e gopro. Da quel momento prendiamo confidenza, smettiamo di guardarci i piedi cominciamo, pur camminando sempre con prudenza, a guardarci intorno. Non tento neppure di scrivere le sensazioni emotive e visive (e uditorie. Il tuono del ghiaccio che si spezza è un suono meraviglioso che incute un certo piacevole timore) Facciamo brevi tratti alternati a momenti di spiegazioni e a fotografie in abbondanza. Nel gruppo ci facciamo vicendevolmente fotografie gli uni agli altri scambiandoci macchie e smatphone.
E' un gruppo composto a memoria: una famiglia delle isole Cayman, una coppia di americani del Maryland, un messicano, brasiliani, argentini, cileni, una portoghese e noi italiani.
Un'ora e trenta minuti durati un soffio. Credo che il tempo reale sia stato quello, quello percepito: troppo poco.
Quando siamo giunti vicino alla base c'è stato l'abituale brindisi con whisky o acqua raffreddate dal ghiaccio del Perito Moreno.
Noi abbiamo brindato ad acqua ( ho riempito una bottiglietta con acqua del Perito Moreno, ora è un souvenir sulla mia scrivania al lavoro) approfittando per fare un brindisi a Teo che proprio questo giorno ha sostenuto la discussione per la tesi di dottorato parlando di ghiacciai e anche del Perito Moreno. Il nostro tour, tolti i toni epici che la nostra emozione gli attribuisce, non è stato, fisicamente, nulla di eccezionale.
Per chi ama il vero trekking, beh non gli si addice. E' una sgambata. Salvo che per il territorio su cui si cammina!
Per semi pensionati come noi, è una bel giro e va bene. Ci hanno caricato sul bus, sul traghetto, ci hanno condotto quasi per mano, ci hanno messo i ramponi, ci hanno preparato il tragitto, ci hanno riportato a casa. L'organizzazione di Hielo y Aventura è un'ottima organizzazione. Credo di aver visto coinvolte una cinquantina di persone, tutte molto professionali.
Forse anche per questo è stata una giornata così indimenticabile.
Perchè non abbiamo fatto un passo più lungo della gamba. Come in tutto questo viaggio, per ora, abbiamo consapevolezza delle nostre forze e delle nostre debolezze e adeguiamo mete e strumenti ad esse, riuscendo così a godere degli straordinari spettacoli che questa nazione sorprendente (e anche il Chile) ci sta offrendo. Tornati a El Calafate ci siamo concessi una ottima cena a base di carne argentina.
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