giovedì 21 aprile 2016

2016. DIARIO DI VIAGGIO IN ARGENTINA con Chile, Brasile e Paraguay. Cap. 17.6 POSADAS E LE MISSIONI _German

2016. DIARIO DI VIAGGIO IN ARGENTINA con Chile, Brasile e Paraguay. Cap. 17.6 POSADAS E LE MISSIONI _German

Probabilmente nel momento in cui scrivo German avrà già fatto almeno due tour tra la Cordigliera Darwin e Cabo de Hornos. (nel momento in cui trascrivo per la pubblicazione, German forse avrà già cambiato lavoro, sul sito di Australis c'è scritto che il round trip Ushuaia-Ushuaia non verrà fatto nel 2017 , infatti la VIA AUSTRALIS è stata venduta questo mese). Avrà seguito almeno altre 200 persone e non si ricorderà più di quel lamentoso italiano. E' il suo lavoro. Io, di questo giovane, preparato, serio cileno mi ricordo.

Mi ricordo che è stata una breve ma intensa chiacchierata con lui, dopo il disastro di Cabo de Hornos, a darmi la carica per continuare il viaggio, a farmi capire, non perchè lo abbia detto lui, quanto perchè il suo ascolto è servito a me per sfogarmi e ragionare a voce alta, che siamo, con la nostra tecnologia, fortunatamente ancora fuscelli sbattuti dal vento, impotenti di fronte al procedere, casuale e indifferente ai nostri desideri, della natura. Ho guardato German mentre gli parlavo. Non ricordo bene cosa mi abbia detto, sì forse che comunque “alla fine del mondo” ci sono stato. Ma non sono state le sue parole quanto la consapevolezza ( mi sono illuso forse? Non lo so ma non fa nulla) guardando i suoi occhi – mi è parso persino un po' commosso – che comprendesse il mio dolore.

Un dolore forse insulso e indegno e stupido in un uomo alle soglie della vecchiaia – o forse la vecchiaia incipiente mi rende consapevole della fine delle opportunità- eppure vero, forte, lancinante e profondo.

Per nulla razionale, pari alla mia capacità di appassionarmi alle cose, ai momenti. Certo, stupido. E infatti gli ho detto “German, sai cosa vuol dire “pirla” in italiano?” German lo sapeva e ha riso con me dicendomi (gli veniva di darmi del tu, ma obblighi di ingaggio lo obbligavano a darmi del lei) “Ecco, lo ha detto lei”.

E' vero, sono stato alla fine del mondo.

Ma io sono un uomo di terra, gli ho detto (forse un po' ad alta voce perché ho avuto l'impressione che degli argentini vicini mi guardassero) e volevo calpestare la terra sotto le mie scarpe.

Il mare c'è anche dopo Cabo de Hornos. La terra no!

Ma mentre gli dicevo queste parole sentivo come sollevarsi un po', non del tutto, il macino che per tutta la giornata mi ha oppresso il cuore (e ancora oggi una spina rimane conficcata dolorosa).

Andando a prepararci per la cena l'ho salutato con un grazie e un pacca sulla spalla. Spero che in quel contatto German, giovane serio cileno, abbia sentito la mia amicizia, anche solo in quel momento, anche se l'indomani, con il cambio dei clienti, l'avrà dimenticato. Io non dimenticherò questo giovane cileno.

Accompagnano questo ricordo alcune immagini del lungofiume e del centro culturale di Posadas









Nessun commento:

Posta un commento