Man mano che si avanza i fumi dell'umidità provocata dal frangersi dalle acque sempre più vicine e con cascate sempre più potenti cominciano a bagnarci.
Finché giungiamo alle passerelle che penetrano profondamente, a semicerchio, nel delirio di potenza e di acqua che costituisce la famosa Garganta del Diablo.
Siamo costretti a proteggere le macchine fotografiche e gli smartphone con buste di plastica, si indossano kway, poncho impermeabili oppure al contrario si rimane in costume, tanto non cambia il risultato, da quel posto si esce fradici
Ma è un fradicio pieno di gioia e la bellezza è tale che per l'emozione si inumidiscono anche gli occhi pur se protetti.
Da tre lati si vedono cascate così grandi e potenti che ci si chiede da dove possa venire tuta quell'acqua. La Garganta è quasi invisibile tanto ampia è la nube di acqua vaporizzata che si alza dal fiume a valle del salto. Sotto di noi la rifrazione sulla miriade di goccioline sospese della luce del sole ci regala stupendi arcobaleni. Non vorremmo mai lasciare quel posto.
Le passerelle ci consentono sia di vedere le cascare dal basso, sia, cambiando livello, di sporgerci appena sopra l'inizio del salto, lì sotto di noi, a pochissimi metri di distanza, e di cogliere il momento di straripante energia nel quale l'acqua accomuna la spinta della corrente alla forza della gravità. Si percepisce chiaramente la forza che la spinta di questo elemento liquido è in grado di esprimere, capace di creare energia o di distruggere con la stessa indifferenza che la natura sempre manifesta.
Lasciamo il parco per rientrare piuttosto scombussolati, piacevolmente scombussolati. La parte brasiliana del parco ha superato, per vedute e per sensazioni, le nostre aspettative. In questo viaggio spesso stiamo superando le nostre aspettative, non ci siamo ancora abituati. Abbiamo conservato la capacità di stupirci.
Domani (in realtà oggi, il racconto è stato interrotto da un lungo e ristoratore sonno, vedremo il lato argentino -quando riusciremo a partire... sta diluviando)
Capisci German perché ti ho fatto attendere. Anche se non parlo del tuo Chile, penso che capirai
Nessun commento:
Posta un commento