2016. DIARIO DI VIAGGIO IN ARGENTINA con Chile, Brasile e Paraguay. Cap. 19.3 RIENTRO
Domenica 6 marzo. Ore 9.30. A bordo (per un pelo!) del volo Londra- Milano
Brividi nelle fase finali di questo viaggio. Abbiamo dovuto correre con il cuore in gola al nostro volo. Causa la lunga distanza in aeroporti come questo (nello stesso terminal per spostarci dall'arrivo ai controlli per il volo successivo abbiamo preso un trenino interno) e i controlli di sicurezza (in questo caso per nostra ingenuità e ingannati dalle diverse abitudini in altri aeroporti considerati a minore rischio di attentati) ci siamo imbarcati per un soffio, con i passeggeri (peraltro pochissimi) già a bordo.
Abbiamo impiegato una bella mezzora per riprenderci, Antonella ed io. Ridevo quando mio fratello mi ha raccontato una scena simile accaduta a lui.
Oggi ridevo molto di meno quando vedevo il poliziotto controllore pezzo per pezzo i contenuti delle nostre valigie e i minuti scorrevano verso la partenza del volo.
Alla fine siamo riusciti a prendere anche questo volo.
Torno alla visita al Palazzo del Congresso. Al di fuori dell'aula del Senato c'è un salottino con poltrone e divani rosa. E' la sala “Eva Peron”, dove la moglie del generale riceveva i suoi ospiti. Non ho capito bene la spiegazione. Sembra che il Presidente Menem avesse cambiato il nome della sala, successivamente questo nome gli è stato restituito. Mi ha colpito più questo omaggio (tra l'altro c'è una teca contenente il sudario che ha avvolto il cadavere di Evita) piuttosto dei fiori che ornano il mausoleo della famiglia Duarte al cimitero della Recoleta. Mausoleo chiaramente indicato dalla mappa che vendono all'ingresso del cimitero e che ogni turista si reca a fotografare. E' possibile che ci sia ancora una certa devozione popolare verso questa persona. Temo, ironicamente, che se mancassero dei fiori sarebbero le guide turistiche a metterli per fare colore. Trovare invece una sala dedicata a una persona che probabilmente non aveva ruolo istituzionale (credo, non ne sono realmente sicuro) è a mio avviso un fatto molto significativo. Chissà se Macrì cambierà ancora il nome alla sala.
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