Sabato 25 febbraio Xienjie, hotel Junti, mattina, in attesa della partenza.
Più volte ieri, mentre a piedi ci avvinavamo alla piattaforma dalla quale ammirare il tramonto sui terrazzamenti, donne Yi si sono offerte di caricarsi del mio zaino. La nostra guida ci ha spiegato che è una consuetudine. Io non me la sono sentita. Confliggeva con la “mia” cultura. Con il senno di poi consentire a queste signore di portarmi lo zaino avrebbe procurato ad almeno una di loro un guadagno di pochi yuan, più importanti per lei che per me. Non so se ho fatto bene o male a rifiutare. Ho agito come mi sentivo.
Ma che siano le donne a caricarsi dei lavori più duri e più pesanti in questa parte della Cina probabilmente più legata a una cultura arcaica non sono state le donne Yi a dirmelo. Basta guardare attorno quando si gira a piedi o dal finestrino dell'auto in corsa, mentre si attraversano i disordinati villaggi sulle strade di questa parte dello Yunnan.
Capita spesso di vedere donne al lavoro manuale in cantieri edili o stradali, altre ovviamente a zappare nei campi e negli orti ricavati in ogni possibile appezzamento, o ancora camminare al ciglio della strada verso mete non individuabili con ceste colme di ortaggi, di legna o di altro fissate alle spalle e, tramite una benda di tessuto, anche alla fronte.
Incrociandone una con una socco nella gerla, sono riuscito a voltarmi in tempo per poter leggere che era un sacco di, immagino, cemento di 20 kg.
C'è una forte disparità tra uomo e donna, e probabilmente in queste zone rurali è ancora più forte.
Scherzando con la guida dicevo che non assoldavo una donna Yi per portare lo zaino perchè, volendo aderire ai costumi cinesi, doveva essere Antonella a portare lo zaino. Ma la nostra guida mi ha detto che a Kunming era suo marito a portare i pesi, nella sua famiglia.
Quando, nei primi giorni, abbiamo visitato le Colline Occidentali e risalendo verso il Cancello del Drago abbiamo visitato tre piccoli templi, se ben ho capito, due Scintoisti e uno Buddhista, il dio rappresentato in una statua era in realtà una dea.
Ma, ci ha spiegato la nostra guida, inizialmente quello era un Dio maschio. Solo che veniva pregato dalle donne, particolarmente dalle donne incinte. Che si vergognavano di pregare un dio maschio, per le loro cose intime. Per questo l'hanno trasformato in dea femmina. Ma la cosa interessante era il motivo della preghiera. Pregavano di avere un figlio maschio. Se fosse nata una femmina sarebbe stato un dispiacere (con la possibilità, soprattutto per le classi servili – questo non l'ha detto la nostra guida – di una rapida soppressione).
Sempre su questo filone, al tempio di Confucio c'è una costruzione dedicata ai genitori di Confucio, ma dei due genitori, solo il nome importante, quello del padre, viene riportato nelle iscrizioni.
(continua)
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