giovedì 23 marzo 2017

YUNNAN 2017 _ WANDERLUST. Grattando il ghiaccio per cercare terra fertile. Cap 16

YUNNAN 2017 _ WANDERLUST. Grattando il ghiaccio per cercare terra fertile. Cap 16
Martedì 28 febbraio 2017. Hotel Wangfu. Lijiang.

Lijiang è una città (intendo il nucleo vecchio e storico) chiusa al traffico veicolare (per lo più), quindi dalla macchina siamo scesi a uno degli ingressi, dove ci ha atteso la nostra guida con con lei siamo entrati in città a piedi. Lijiang è un dedalo di viuzze chiuse tra costruzioni di legno e percorso da canali attraversati da numerosissimi ponticelli vuoi in pietra, vuoi in legno. La nostra guida, sapendoci italiani, ci ha suggerito di valutare se potesse assomigliare alle cittadine medievali italiane. Non le conosco per cui non saprei fare un paragone. L'acqua farebbe pensare a Venezia. In realtà il paragone con Venezia funziona non per la canalizzazione (ovviamente a Venezia sono vere e proprie vie d'acqua) ne per le costruzioni ( i ricchi e splendidi palazzi veneziani non hanno uguali), quanto per la fastidiosa invadenza di negozietti che vendono tutti le stesse cose ( a occhio direi che – rumorosissimi bar/ristoranti con esibizioni dal vivo a parte – le categorie merceologiche non sono più di dieci). Per esempio, la catena che vende CD, presente anche a Dali e così organizzata: musica abbastanza alta da essere percepita anche non volendo, tamburi e altri strumenti per lo più a percussione, ragazza di solito particolarmente carina che percuote un tamburo seguendo il ritmo della musica. A Dali noi abbiamo preso un CD da usare come base per i filmati della gopro. Era il primo negozio che abbiamo visto, sembrava anche carino. Poi abbiamo visto la serialità. Qui a Lijiang in poche vie ne avremo visti una decina. Eppure tanta ripetizione, tanta serialità concentrata anche in pochissimo spazio, non sembra spaventare i cinesi e, se non si tratta di esercizi commerciali in perdita, apparentemente funziona (meglio non chiedersi il livello degli stipendi!). Un'altra cosa divertente è, nella mia lettura, ma potrei sbagliare, il finto artigianato. I negozi che vendono, per esempio, sciarpe e foulards, a volte hanno nel centro del negozio una giovane che sta tessendo a un telaio. Come a simboleggiare che quella produzione (moltiplicando con i numero di negozi presenti) di migliaia di capi uguali possa essere artigianale. E' chiaramente un gioco delle parti, probabilmente è tutto prodotto in Viet Nam, ma gli attori in gioco fanno ciascuno la loro parte, e la rappresentazione funziona.

Del resto anche alla scuola di ricamo di Dali, i pezzi esposti erano troppi per i telai al lavoro in mostra (a meno che non ci fossero altre sale di produzione) e potrebbe essere che abbiamo acquistato un pezzo seriale e non fatto a mano? Non so, il pezzo acquistato ci piace e ci sembra un bel ricordo del viaggio. Forse la psicologia del turista acquirente funziona così.

Del resto, sempre per la memoria, io sto saccheggiando tutta la carta da lettere, le buste, le matite e le biro degli alberghi nei quali soggiorniamo. E sto scrivendo con una Bic comprata in Argentina alternandola con alcune delle economicissime biro comprate in Cina in questi giorni.













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